Dieci giovani agenti al centro delle verifiche per fare piena luce sui controlli effettuati in pochi giorni a Roma al presunto killer di Villa Pamphili. Almeno quattro le occasioni in cui Francis Kaufmann, sotto il falso nome di Rexal Ford, sarebbe comparso davanti ai poliziotti in compagnia di mamma e figlia trovate poi morte in uno dei parchi più frequentati della città.

Interventi che, però, non hanno portato a una loro identificazione e che ora verranno analizzati nei minimi dettagli per chiarire se ci siano state falle nell'approccio operativo. Sotto la lente non soltanto l'operato delle cinque pattuglie di diversi commissariati inviate sul posto ma tutte le fasi degli interventi, comprese le comunicazioni con la sala operativa che in questi casi viene costantemente informata.

A muovere critiche sulla gestione degli accertamenti il sindacato di polizia Coisp cha ha denunciato «l'ennesimo caso di esposizione mediatica ai danni di colleghi». «Dieci giovani agenti sono stati dati letteralmente in pasto all'opinione pubblica per i fatti di Villa Pamphili: senza tutele, senza rispetto, senza nemmeno essere stati informati formalmente dell'apertura di un'indagine», ha tuonato il segretario Domenico Pianese che ha inviato una lettera al capo della polizia Vittorio Pisani.

«La gestione del Dipartimento - afferma Pianese - è stata a dir poco irresponsabile: si è scelto di cavalcare l'onda dell'emozione pubblica sacrificando la credibilità, la serenità e la dignità di chi indossa una divisa». Nella missiva sostiene che «stupisce il totale silenzio sulle possibili responsabilità della catena di comando, sulle disposizioni operative stringenti imposte agli equipaggi delle Volanti, chiamati a chiudere rapidamente ogni intervento a causa di carichi di lavoro ingestibili. Nessuna parola, ancora una volta, - dice - sull'inadeguata formazione fornita dal Dipartimento a giovani agenti chiamati ad affrontare contesti complessi e ad alto rischio interpretativo».

Il Coisp assicura che garantirà «a questi giovani colleghi ogni forma di tutela, legale e umana». Durante i controlli al centro di Roma, nei giorni precedenti al ritrovamento dei due cadaveri, mamma e figlia non furono identificate. In uno di questi la ventottenne russa Anastasia Trofimova disse di chiamarsi Stella Ford e di aver lasciato in albergo i documenti. Un paio di ore dopo furono raggiunti nuovamente dalla polizia allertata dalla segnalazione di un passante che aveva visto un uomo, in stato di alterazione, ferito alla testa. All'arrivo dei poliziotti la donna stava curando la ferita alla fronte e avrebbe riferito - parlando in inglese fluente - che il marito, ubriaco, si era fatto male sbattendo contro lo spigolo del muro di un palazzo e che non l'aveva maltrattata.

(Unioneonline)

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