"Allo stato attuale non vi è dimostrazione di aumentata contagiosità e patogenicità delle varianti indiane”.

Lo ribadisce fermamente l’istituto Spallanzani di Roma: “E’ importante monitorare e studiare le varienti per adeguare misure di prevenzione e contenimento, ma è prevedibile che di nuovo continueranno ad emergere e diffondersi, come nella natura del virus. L’importante è non dimenticare che la lotta è al virus, non alle singole varianti”.

La mutazione indiana inoltre non è così diffusa come si temeva nel Lazio. Dei 23 positivi al test molecolare riscontrati tra passeggeri e membri dell’equipaggio del volto atterrato a Fiumicino lo scorso 28 aprile, sono una persona presenta tutte le mutazioni tipiche alla variante indiana. “Altre 12 mutazioni sono riconducibili a ceppi indiani ma non a questa specifica variante”, aggiunge lo Spallanzani.

Anche il grosso focolaio che si è sviluppato nella comunità sikh della Provincia di Latina non è riconducibile alla variante indiana, specifica l’istituto, precisando come “l’evolversi della situazione è sottoposto ad attenta sorveglianza grazie all’impegno delle Uscar”.

(Unioneonline/L)

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