Un nuovo decreto potrebbe imporre l'obbligo di vaccinazione per medici e infermieri che sinora hanno rifiutato l'immunizzazione.

Ci sta lavorando il ministro della Giustizia Marta Cartabia - che da giudice costituzionale firmò una delle sentenze con cui la Consulta ha sostenuto la legittimità dell'obbligo vaccinale - assieme ai ministri della Salute e del Lavoro e alla presidenza del Consiglio.

Il provvedimento potrebbe approdare presto in Consiglio dei ministri, forse già la prossima settimana. Ieri il premier ha dato un'accelerazione sul tema su cui si discute da tempo: "Il governo intende intervenire: non va bene che operatori sanitari non vaccinati siano a contatto con malati", ha detto Mario Draghi, annunciando il provvedimento. Un intervento mirato alla "quota residuale" di operatori sanitari che non hanno aderito alla campagna vaccinale, come ha spiegato il ministro della Salute Roberto Speranza, evidenziando che invece la "stragrande maggioranza ha risposto con esempio".

Tra i medici ospedalieri la stima dei no-vax oscilla tra 1.140 e 2.280 su un totale di 114.000, il che vuole dire che sono tra l'1 e il 2% del totale. Tra gli infermieri dipendenti dal Servizio sanitario nazionale sono un centinaio su un totale di 254mila. Il decreto dunque intende introdurre l'obbligo non per tutti gli operatori sanitari ma solo per quelli che sono a diretto contatto con i pazienti.

Si sta anche studiando l'ipotesi di un cambio di mansioni per chi continua a rifiutare il vaccino, come alternativa alle sanzioni che si stanno ancora definendo e avranno una gradualità. Ci sarebbero inoltre lo scudo penale per medici e infermieri impegnati nelle somministrazioni, fatti salvi i casi di colpa grave, e l'ampliamento degli indennizzi per chi a seguito del vaccino subisce lesioni permanenti.

La cornice dell'intervento è nelle sentenze della Consulta, che con più pronunce ha già riconosciuto la possibilità di imporre l'obbligo vaccinale. Una delle ultime è proprio quella firmata da Cartabia, con la quale vennero bocciate tutte le questioni sollevate dalla Regione Veneto contro l'obbligo di vaccinazione per l'iscrizione a scuola, reintrodotto nel 2017 dalla legge voluta dal ministro Beatrice Lorenzin. Allora la Corte ritenne "non irragionevole" in quello specifico contesto (era in corso un'epidemia di morbillo) il sacrificio della libera autodeterminazione individuale in nome della "tutela degli altri beni costituzionali coinvolti", a partire dalla salute individuale e collettiva.

(Unioneonline/D)
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