Vaccini nei luoghi di vacanza? Le Regioni non trovano l’accordo
Per il governatore lombardo, i cittadini “devono tornare a casa”, Zaia (Veneto) chiede che il governo faccia chiarezza
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Sul tema dei vaccini e dei richiami da effettuare nei luoghi di villeggiatura le Regioni non trovano un accordo. Su tutte, è la Lombardia quella a tenere la linea del “no”, come ha già anticipato qualche giorno fa il governatore Attilio Fontana: i lombardi che dovranno ricevere la seconda dose e sono in villeggiatura “dovranno tornare a casa” e rispettare l’appuntamento preso.
I suoi colleghi di Liguria e Piemonte – rispettivamente Giovanni Toti e Alberto Cirio – invece hanno firmato un memorandum per le inoculazioni fuori sede. Un’idea che, mentre è avversata dalla Valle d’Aosta che temere di rimanere senza dosi, piace al commissario per l’emergenza Francesco Figliuolo.
Dal canto suo il Veneto, con il suo presidente Luca Zaia, ha chiesto al governo che sia fatta chiarezza in particolare sulla validità di “reciprocità della vaccinazione” in regioni diverse.
Su tutte le ipotesi considerate, al momento resta come possibile la soluzione di scegliere un domicilio temporaneo con iscrizione all'anagrafe sanitaria del luogo di vacanza per chi ci trascorra almeno tre settimane, per salvaguardare la stagione turistica senza rallentare la campagna vaccinale.
In Italia sono stati superati i 31 milioni di dosi somministrate, con oltre 21,2 milioni di italiani che ne hanno ricevuto almeno una (un terzo del totale), tra cui oltre 10 milioni completamente immunizzati.
La media delle somministrazioni giornaliere oscilla sopra le 500mila al giorno in tutta Italia, ma restano differenze tra regioni. Il Veneto ha usato quasi il 97% delle dosi ricevute, la Sardegna si posiziona agli ultimi posti con l'86,1%, secondo dati del ministero della Salute aggiornati a ieri sera.
(Unioneonline/s.s.)