Una giungla di competenze e l'assenza di un SOS: potrebbe racchiudersi in questi fattori quello che si sta delineando come un flop nella catena di soccorso nel caso del naufragio del caicco carico di migranti che ha provocato la morte accertata di 67 persone, tra le quali numerosi bambini, ed un numero ancora imprecisato di dispersi al largo di Cutro, in Calabria.

Vittime alle quali rende oggi omaggio il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.

Il Capo dello Stato è arrivato al palasport dove è stata allestita la camera ardente. Per lui qualche minuto di raccoglimento davanti ai feretri.

Sul fronte del naufragio, a rendere ancora più difficile la ricostruzione dei fatti, anche un serrato scambio sulle responsabilità che coinvolge il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi e Frontex, l'Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera. Su tutto questo la Procura di Crotone ancora non indaga formalmente sul mancato soccorso, anche se non è escluso che lo farà a breve e ieri il gip ha emesso 3 ordinanze di arresto per i presunti scafisti.

LA RICOSTRUZIONE – Tutto ruota attorno a ciò che è successo in un spazio di tempo di circa sei ore ovvero dalle 23.03 di sabato sera, quando un aereo Frontex segnala la presenza del barcone a 40 miglia dalla costa crotonese dopo averla avvistata mezzora prima, fino alle 4 circa di domenica, ovvero il momento in cui il barcone finisce contro una secca. Il tutto in assenza di un Sos e dell'attivazione delle procedure Sar di ricerca e salvataggio. A questo si aggiunge il messaggio di allerta lanciato 23 ore prima del naufragio – e 17 ore prima dell'avvistamento del caicco - da parte del Centro di coordinamento dei soccorsi marittimi della Guardia Costiera (Imrcc) «a tutte le navi in transito nel mare Ionio» per un'imbarcazione in difficoltà che non è però il caicco. Resta da chiarire perché non è stato attivato l'evento Sar e perché non è partita l'operazione di soccorso.

La mail Frontex non indicava il numero di presenze a bordo e inoltre parlava di una «buona galleggiabilità». Ed è proprio su questo che punta il ministro Piantedosi per spiegare il perché dei mancati soccorsi.

«Frontex non aveva segnalato una situazione di pericolo o distress a bordo, evidenziando la presenza di una persona sopra coperta e altre sotto coperta e una buona galleggiabilità. Poi c'è stato un peggioramento delle condizioni meteo» ha detto in audizione alla Commissione Affari costituzionali della Camera. E di una situazione inizialmente di non pericolo ha parlato il portavoce della Guardia Costiera Cosimo Nicastro ospite di Bruno Vespa. «Il naufragio avvenuto in Calabria è una tragedia non prevedibile alla luce delle informazioni che pervenivano. Gli elementi di cui eravamo a conoscenza noi e la Guardia di Finanza - ha aggiunto - non facevano presupporre che ci fosse una situazione di pericolo per gli occupanti. Non erano arrivate segnalazioni telefoniche né da bordo né dai familiari. E allo stesso tempo la barca, partita 4 giorni prima dalla Turchia, non aveva riportato alcuna informazione alle altre omologhe organizzazioni di guardia costiera che ha attraversato».

GIUNGLA DI COMPETENZE – La Guardia Costiera conferma poi che quella notte ci fu una "conversazione" tra i colleghi della Capitaneria di Porto di Reggio Calabria e quelli della Guardia di Finanza che erano intervenuti. Questi ultimi informano la Guardia Costiera che «le due unità che si trovavano in mare stavano rientrando per le condizioni meteo avverse e che non c'era una posizione nota dell'imbarcazione». Ma Frontex replica: «Sono sempre le autorità nazionali competenti a classificare un evento come ricerca e soccorso». Quindi, a prendere il mare, verso la mezzanotte, sono due unità della Guardia di Finanza, in law enforcement, cioè un'operazione di polizia e non di salvataggio. Le vedette, però, si scontrano col mare grosso - forza 4 - e tornano indietro. Anche una seconda uscita sarà abortita. In tutto questo, le unità della Guardia costiera, che hanno motovedette più grandi, restano agli ormeggi. Motovedette «più grandi che avrebbero potuto navigare anche con mare forza 8», dice il comandante della Capitaneria di porto di Crotone Vittorio Aloi. Ma, spiega l'ufficiale, «le regole di ingaggio sono una ricostruzione molto complessa» anche perché «spesso non promanano dal ministero a cui appartengo ma da quello dell'interno»: quindi «le operazioni le conduce la Gdf finché non diventano Sar». Ma il comandante non chiarisce il perché del mancato evento Sar. Mentre diventa chiaro il motivo dell'assenza di Sos dal barcone: gli scafisti disponevano di un disturbatore di frequenza e non volevano farsi intercettare sperando di allontanarsi dopo lo sbarco.

Il caicco, dunque, nel mentre le autorità italiane agiscono in base alla giungla di competenze e regole di ingaggio, prosegue la sua navigazione verso le coste crotonesi. Verso le 4 l'arrivo in prossimità della spiaggia, lo scontro con la secca, la barca che va in frantumi e l'umanità che viaggiava a bordo che finisce in mare. I primi soccorsi arrivano alle 4.30, e sono due carabinieri che recuperano una ventina di cadaveri e salvano due persone. Dopo arrivano i rinforzi con pescatori e le altre forze dell'ordine e la Guardia costiera. Nella relazione allegata agli atti d'inchiesta la Capitaneria di porto crotonese scrive di avere ricevuto la prima segnalazione «alle 4.37». Solo alle «5.35 la prima pattuglia di terra Guardia costiera, giunta sul posto, riferiva di numerose persone in stato di ipotermia in spiaggia, trascinate a riva dalla risacca così come alcuni cadaveri». È allora che scatta l'operazione Sar. Ma per almeno 67 migranti il salvataggio è ormai inutile. 

(Unioneonline/v.l.)

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