Adriano Sofri è tornato libero a quasi 40 anni dall'omicidio del commissario Luigi Calabresi (17 maggio 1972), che era stato accusato da Lotta Continua di essere il responsabile della morte dell'anarchico Giuseppe Pinelli, precipitato da una finestra della questura di Milano; un delitto per il quale Sofri viene arrestato 15 anni dopo, ma di cui si è sempre proclamato innocente seppure condannato definitivamente dalla Cassazione a 22 anni di carcere. Nel 2009 nel libro "La notte che Pinelli" Sofri ha scritto di sentirsi "corresponsabile" moralmente "per aver detto e scritto, o aver lasciato che si dicesse o si scrivesse 'Calabresi sarai suicidatò ".

L'ARRESTO - Avviene il 28 luglio del 1988; l'accusa è di essere uno dei mandanti dell'omicidio del commissario. Con Sofri finiscono in carcere anche Giorgio Pietrostefani, Ovidio Bompressi e Leonardo Marino, dopo la confessione di questo ultimo.

I PROCESSI - La prima sentenza è del 2 maggio 1990. Sofri, Pietrostefani e Bompressi sono condannati a 22 anni, Marino ad 11 anni. La condanna sarà confermata in appello, ma annullata con rinvio dalla Cassazione. Il secondo appello si conclude con l'assoluzione, ma anche questa sentenza viene annullata dalla Cassazione. Il processo viene rifatto e si torna ad una condanna a 22 anni (prescrizione per Marino). Stavolta la Cassazione rende definitiva la sentenza il 22 gennaio 1997.

I RICORSI SUCCESSIVI - Il 18 marzo 1998 la Corte d'appello di Milano respinge la richiesta di revisione. E lo stesso faranno le Corti d'appello di Brescia e Venezia dopo due annullamenti e altrettanti rinvii da parte della Cassazione. Sofri torna in carcere, Bompressi si costituisce e il 29 marzo ottiene il differimento per motivi di salute. Pietrostefani è latitante in Francia. Il 5 ottobre 2000 la prima sezione penale della Corte di Cassazione rigetta il ricorso e la condanna diventa definitiva. L'11 giugno 2003 anche la Corte europea dei diritti dell'uomo respinge la richiesta di revisione del processo.

GRAZIA, LAVORO E SALUTE - Bompressi chiede la grazia (Sofri no, ma un'istruttoria viene aperta lo stesso) che, dopo un contenzioso tra il presidente Carlo Azeglio Ciampi e il ministro della Giustizia Roberto Castelli, gli sarà concessa il 31 maggio del 2006 dal nuovo inquilino del Quirinale Giorgio Napolitano. Intanto, a giugno del 2005 Sofri è autorizzato al lavoro esterno presso la Normale di Pisa e il 26 novembre 2005 è operato per un'emorragia all'esofago. Resta a lungo in prognosi riservata e gli viene concesso il differimento della pena. Proprio per ragioni di salute il 2 luglio del 2007 gli viene concessa la detenzione domiciliare. Seguono dei permessi per poter assistere la sua compagna Randi Krokaa, che poco dopo muore.
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