Sono passati cinquantanni dal tragico mattino del 28 maggio 1974 quando in piazza della Loggia, a Brescia, un ordigno fatto esplodere in un contenitore della spazzatura provocò otto morti e circa cento feriti. Un altro episodio della strategia della tensione, una lunga scia di attentati, da Piazza Fontana, alla bomba alla Questura di Milano, al treno Italicus, che insanguinarono l’Italia dal 1969 al 1984.

Quel 28 maggio nella piazza era in corso una manifestazione contro il terrorismo neofascista degli anni di piombo, a cui stavano partecipando sindacalisti tra i quali Franco Castrezzati della Cisl e l'onorevole del Pci Adelio Terraroli.

Sul selciato senza vita finirono Giulietta Banzi Bazoli, 34 anni, insegnante di francese, Livia Bottardi in Milani, 32 anni, insegnante di lettere alle medie, Alberto Trebeschi, 37 anni, insegnante di fisica e la moglie Clementina Calzari, 31 anni, insegnante, Euplo Natali, 69 anni, pensionato, ex partigiano, Luigi Pinto, 25 anni, insegnante, Bartolomeo Talenti, 56 anni, operaio e Vittorio Zambarda, 60 anni, anche lui operaio.

E proprio in questa settimana la Strage di Piazza della Loggia tornerà in un'aula di giustizia. E precisamente in quella del tribunale dei Minori dove giovedì 30 maggio inizia il processo a Marco Toffaloni, all'epoca non ancora 17 anni - li avrebbe compiuti il 2 giugno - e ritenuto con Roberto Zorzi, imputato davanti alla Corte d'Assise di Brescia, uno degli esecutori materiali della strage.

Toffaloni, che oggi è cittadino svizzero, sarebbe stato colui che mise nel cestino l'ordigno. Zorzi vive invece negli Stati Uniti. I due avrebbero fatto parte del gruppo veneto collegato a Ordine Nuovo e a Carlo Maria Maggi che con Maurizio Tramonte è stato condannato in via definitiva all'ergastolo per la strage di Brescia.

Maggi è deceduto anni fa, mentre Tramonte sta scontando il fine pena mai, dopo un tentativo, andato a vuoto, di richiesta di revisione del processo.

(Unioneonline)

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