«Se dovessi essere condannato per me non cambia nulla. Continuerò a fare il mio lavoro tranquillamente, ma il giorno dopo a festeggiare sarebbero gli scafisti e i trafficanti, perché saremmo l'unico Paese al mondo, mentre tutta Europa chiude e controlla le frontiere, dove un ministro che ha controllato, ridotto e contrastato gli sbarchi, viene condannato».

Così il leader della Lega Matteo Salvini, a margine del convegno di Anci Lombardia "Strategie, sfide e prospettive per la tutela e la gestione sostenibile dell'acqua in Lombardia" e con riferimento ai sei anni di reclusione chiesti per lui dal pm di Palermo per sequestro di persona e rifiuto di atti d'ufficio per avere impedito, cinque anni fa, quando era ministro dell’Interno, lo sbarco a Lampedusa di 147 migranti soccorsi in mare dalla nave “Open Arms”.

«Sembra di essere su scherzi a parte – ha proseguito Salvini –. Lo rifarei e se tornerò al Viminale rifarò lo stesso».

«Se sarò assolto, come mi sembrerebbe ovvio in un Paese civile – ha poi proseguito –  festeggerò, perché ritengo che proteggere il mio Paese e difendere i confini e contrastare gli sbarchi sia un dovere e non un reato».

(Unioneonline/v.l.)

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