Ergastolo con tre mesi di isolamento.

Questa la sentenza emessa dai giudici della Corte di Assise di Milano nei confronti di Alessandro Impagnatiello, l’ex barman che ha ucciso la fidanzata incinta Giulia Tramontano.

La Corte, presieduta dalla giudice Antonella Bertoja, ha deciso dopo circa due ore e mezza di camera di consiglio.

L’ex barman, presente in aula, non ha reso dichiarazioni spontanee. Alla lettura del verdetto presenti anche i familiari di Giulia, tra cui la mamma Loredana Femiano, il papà Franco, la sorella Chiara e il fratello Mario. Sono scoppiati tutti in lacrime e si sono stretti in un lungo abbraccio.

«Questo caos che lei ha creato è l'opposto di quello che avrebbe voluto. Lei entrava in punta di piedi nella vita delle persone. Lei era rara: anche nel momento in cui il suo cuore era distrutto ha pensato a un'altra donna che poteva aver vissuto la stessa situazione. Era presente, ma mai rumorosa. Era silenziosa. Quando sei così sensibile in questo mondo violento, sei la preda per il leone. Giulia è tutto questo, un'anima gentile», ha detto la sorella Chiara.

Queste invece le parole della mamma di Giulia: «Non abbiamo mai parlato di vendetta, non esiste vendetta. Abbiamo perso una figlia, un nipote, abbiamo perso la nostra vita. Io non sono più una mamma, mio marito non è più un papà, i nostri figli saranno segnati a vita da questo dolore». «Quello che abbiamo perso - ha aggiunto il padre Franco - non lo riavremo mai. Oggi non abbiamo vinto, abbiamo perso in tutto».

«Abbiamo sempre ritenuto l'ergastolo l'unica sanzione possibile, sia le indagini che il processo portavano inevitabilmente a quell’epilogo», ha detto invece l'avvocato Giovanni Cacciapuoti, legale di parte civile dei familiari di Giulia Tramontano.

I familiari di Giulia Tramontano (Ansa)
I familiari di Giulia Tramontano (Ansa)
I familiari di Giulia Tramontano (Ansa)

Impagnatiello è detenuto nel carcere di San Vittore dal giugno del 2023. I giudici hanno escluso dalle contestazioni la sola aggravante dei futili motivi. Non hanno riconosciuto attenuanti e mantenuto tutte le altre aggravanti, premeditazione, crudeltà e rapporto di convivenza. La Corte ha anche riconosciuto il concorso formale tra l'omicidio e le altre due imputazioni di occultamento di cadavere e interruzione di gravidanza non consensuale, applicando oltre all'ergastolo anche 7 anni di reclusione per questi ultimi due reati. La Corte, inoltre, ha condannato Impagnatiello, impassibile durante la lettura del verdetto a fianco delle sue legali, a risarcire con provvisionali da 200mila euro ciascuna il padre e la madre di Giulia e con 150mila euro a testa il fratello e la sorella della vittima.

Giulia Tramontano
Giulia Tramontano
Giulia Tramontano

Giulia è stata uccisa, nell'appartamento che i due condividevano a Senago, nel Milanese, con 37 coltellate, nel giorno in cui lei si era vista con l'altra ragazza che il barman 31enne frequentava. Impagnatiello, che aveva già tentato di ucciderla con del veleno per topi, l'ha aggredita, e una volta senza vita, ha tentato di bruciare il corpo e poi lo ha nascosto. È stato ritrovato in un'intercapedine vicino ad un box quattro giorni dopo, mentre lui, che aveva fatto denuncia di scomparsa, sosteneva che si fosse allontanata di sua volontà.

Un delitto premeditato per la pm di Milano Alessia Menegazzo e l'aggiunta Letizia Mannella. Le due avvocate che difendono l’uomo, Giulia Geradini e Samanta Barbaglia, nella loro arringa hanno cercato di confutare che ci sia stata premeditazione.

Lo psichiatra forense Pietro Ciliberti e il medico legale Gabriele Rocca, incaricati dalla Corte d'Assise di Milano di eseguire la perizia psichiatrica su Impagnatiello, hanno riscontrato tratti narcisistici e nessun "senso di colpa", ma hanno stabilito che era capace di intendere e volere

(Unioneonline/L)

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