Sono trascorsi 18 anni dalla scomparsa di Erika Ansermin e sulla sua sorte non si è saputo più nulla. La giovane sembra essere stata inghiottita in un limbo fatto di ipotesi, teorie ma nessuna certezza e nessun elemento concreto che abbia potuto dare una svolta alle indagini.

È il 20 aprile del 2003 quando, a Courmayeur, il fidanzato Christian e la suocera la aspettano per pranzare insieme in un ristorante. È il giorno di Pasqua. Ma i minuti di ritardo si accumulano e diventano ore: della 27enne nessuna traccia. L’allarme scatta poco dopo, si cerca di capire dove sia. In mattinata, come da programma, è uscita dalla casa di Aosta. Ha una Fiat Panda verde e si ferma in un negozio per riconsegnare un film che aveva noleggiato. L’orologio segna le 12.20 circa. Poi il nulla. La sua macchina verrà ritrovata l’indomani ad Arvise, regolarmente parcheggiata. Al suo interno ci sono una giacca, il telefonino e la carta di credito. Mancano però le chiavi di casa (sia quella di Milano, doveva doveva trasferirsi, sia di Aosta). 

Inutile negare che tra i primi sospettati c’è proprio il fidanzato. Tra i due la relazione sembra andare a gonfie vele, solo qualche nube offusca la loro serenità pochi giorni prima della scomparsa di Erika: avevano avuto una discussione. Lei voleva farsi ricoverare in ospedale per eseguire alcuni accertamenti, in particolare aveva il timore di avere l’Aids e, segretamente, aveva fatto il test sull’Hiv. Da Google è stato possibile vedere le sue ricerche centrate sulle cliniche in cui veniva curata questa malattia. L’esito era risultato negativo ma Erika non l’ha mai saputo perché è sparita prima.

Tante sono state le ipotesi sulla vicenda anche attraverso l’opera di un investigatore, Daniele Marcis (di origine sarda), secondo il quale Erika potrebbe essere stata uccisa all’interno di un piano organizzato e portato a termine da più persone. Tesi che però non è mai stata dimostrata.

La verità forse non verrà mai a galla, uno dei protagonisti di questa vicenda, il fidanzato Christian, è morto quattro anni dopo la scomparsa a causa di una malattia. 

(Unioneonline/s.s.)

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