Sono 13.264, oltre seimila solo a Cagliari, gli studenti sardi che a partire da oggi si sottoporranno all’esame di maturità, il secondo ai tempi del Covid. In tutta Italia circa mezzo milione le candidate e i candidati, con mascherine e distanziamento, reduci da ben due anni di scuola fatta prevalentemente a distanza.

Il test anche quest’anno è stato adattato all’emergenza pandemica, senza dunque la classica prova scritta.

“E’ un momento importante per la vostra vita, è un passaggio – il messaggio ai maturandi del ministro dell'Istruzione Patrizio Bianchi -. E' l'esame di Stato, non è un esamino e non c'è una prova unica. I ragazzi discuteranno, parleranno con la commissione e discuteranno la loro tesi. Cosa succederà in futuro lo vedremo senza pregiudizi. Non verrete bollati come quelli del Covid, misurate voi stessi". 

LA PROVA – Tutto l’esame sarà dunque un colloquio, che parte dalla discussione di un elaborato il cui argomento è stato assegnato a ciascuno dai Consigli di classe sulla base del percorso svolto e delle discipline dell'indirizzo di studi. I candidati hanno avuto un mese per produrlo con il supporto di un docente. Dopo la discussione, il colloquio proseguirà con l‘esame di un testo già oggetto di studio legato alla Lingua e letteratura italiana, con l'analisi di materiali (un testo, un documento, un'esperienza, un problema, un progetto) predisposti dalla commissione.

Spazio poi per l'esposizione dell'esperienza svolta nei PCTO (Percorsi per le competenze trasversali e l'orientamento). Il candidato dovrà dimostrare, nel corso del colloquio, di aver maturato le competenze e le conoscenze previste nell'ambito dell'Educazione civica. La durata indicativa del colloquio sarà di 60 minuti. La valutazione finale sarà espressa in centesimi (60 punti per il credito scolastico, 40 per il colloquio) e sarà possibile ottenere la lode.

I RACCONTI – "Siamo pronti – racconta Margherita Tanca, maturanda al liceo Dettori di Cagliari – non credo che il nostro esame sia di serie B rispetto agli anni scorsi. Forse siamo penalizzati: chi è più forte negli scritti e nella traduzione delle versioni non potrà trarne vantaggio. L'esame in un giorno è un’arma a doppio taglio - aggiunge – c'è solo un'ora per dimostrare cinque anni di preparazione, ma ti togli subito un gran peso”. “Un anno particolare, - evidenzia Sabrina Sanna, docente di lettere al liceo classico De Castro di Oristano - abbiamo dovuto mettere un po' da parte l'esercizio di traduzione, ma hanno avuto l'opportunità di lavorare per un mese sull'argomento scelto. I ragazzi stati incoraggiati a fare un lavoro di produzione personale su un tema che tenesse conto del loro vissuto”.

(Unioneonline)

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