Un'Italia sempre più vecchia, ma dove non cresce, allo stesso modo, il livello d'istruzione. E un'Italia dove ancora oggi si fugge dal Sud, con una riduzione di 425.517 residenti fra Isole e parte meridionale del Paese.

È questo il quadro reso dal Censimento Istat 2019, secondo cui l'età media degli italiani si è innalzata di due anni rispetto al 2011 (da 43 a 45 anni) ed è cresciuto l'indice di vecchiaia, ovvero il rapporto tra gli over 65 anni e gli under 15 fino al 180%.

VECCHIAIA - "Il numero di anziani per bambino - specifica l'Istat - passa da meno di uno nel 1951 a cinque nel 2019 (era 3,8 nel 2011) e l'indice di vecchiaia (dato dal rapporto tra la popolazione di 65 anni e più e quella con meno di 15 anni) è notevolmente aumentato, dal 33,5% del 1951 a quasi il 180% del 2019 (148,7% nel 2001)".

L'Italia si riconferma poi un Paese a maggioranza femminile e con una media di 95 uomini ogni 100 donne. A superare il dato è la Sardegna, che si attesta al 97%.

STRANIERI - Con riferimento alla presenza di stranieri relativa al totale della popolazione, Istat evidenzia come le maggiori concentrazioni siano al Nord: in EmiliaRomagna, Lombardia, Lazio, Toscana e Umbria gli stranieri rappresentano il 10% della popolazione. La Sardegna è invece fra le regioni con il minor numero di presenze non italiane, con un dato che non arriva al 4%.

ISTRUZIONE - Secondo l'Istat in Italia il 50,1% delle persone ha al massimo la licenza media mentre i laureati e le persone che hanno conseguito un diploma di Alta Formazione Artistica Musicale e Coreutica (A.F.A.M.) di I o II livello rappresentano il 13,9%1 della popolazione di 9 anni e più. Nel 2019 secondo il Censimento Istat il 35,6% dei residenti in Italia ha un diploma di scuola secondaria di secondo grado o di qualifica professionale; il 29,5% la licenza di scuola media e il 16% la licenza di scuola elementare. La restante quota di popolazione si distribuisce tra analfabeti e alfabeti senza titolo di studio (4,6%) e dottori di ricerca, che possiedono il grado di istruzione più elevato riconosciuto a livello internazionale (232.833, pari allo 0,4% della popolazione di 9 anni e più).

E con riferimento ai diplomi di istruzione secondaria di secondo grado o di qualifica professionale, se il Trentino-Alto Adige/Sud Tirol, con il 43,2%, è sopra la media nazionale (35,6%), la Sardegna chiude la graduatoria con il 30,3%.

Per le licenze di scuola media è la stessa Sardegna a detenere il primato (35,7%), seguita da Sicilia (33,5%), Valle D’Aosta (32,8%), Campania (32,4%) e Piemonte (30,7%). Quanto ad analfabeti e alfabeti privi di titolo di studio, la percentuale è inferiore al 4,0% in tutte le regioni del Nord, ad eccezione dell’Emilia-Romagna (4,3%); nelle regioni centrali il valore oscilla tra il 3,9% del Lazio e il 4,8% di Umbria e Marche mentre raggiunge il 7,0% in Calabria e il 6,7% in Basilicata.

LAUREATE - Brillano, nell'Isola, le laureate donne: se a livello nazionale si contano, infatti, circa 56 femmine ogni 100 laureati, in Sardegna il dato raggiunge il 59,4%, il top nazionale. Dietro all'Isola la Valle D’Aosta al 58,3% e l'Umbria al 58%.

RESIDENTI - Si conferma nel 2019 il calo dei residenti nel Meridione e nelle Isole: nell'anno - si legge nel Censimento sulla popolazione residente appena pubblicato dall'Istat - la popolazione è diminuita nel complesso di 127.487 unità rispetto al 2018 a fronte di un calo complessivo di 175.185 persone in tutta Italia. Rispetto al 2011 a fronte di un aumento complessivo della popolazione italiana di 207.744 unità, nel Sud e nelle Isole si è assistito a una riduzione di 425.517 residenti. In controtendenza il dato relativo a Sassari e alla provincia di Cagliari.

LAVORO - Cresce la forza lavoro in Italia mentre diminuiscono gli inattivi: nel 2019 tra la popolazione residente di 15 anni e più, le forze di lavoro ammontano al 52,5%, dal 50,8% del censimento 2011 mentre calano gli inattivi (47,5% da 49,2%). Gli occupati salgono al 45,6% dal 45% del 2011 (23.662.471 da 23.017.840).

(Unioneonline/v.l.)
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