«Dopo l'incidente, mio figlio Christian mi ha abbracciato e mi ha detto: 'Papà. Papà. Ti prego, perdonalo. Perché penso che soffra anche lui in questo momento'. Così ho deciso di perdonarlo. Poi sarà la giustizia a fare il suo corso».

Lo dice, in un'intervista al Corriere della Sera, Lorenzo Piffer, padre di Sara, la 19enne promessa del ciclismo azzurro travolta in bicicletta e uccisa dopo lo scontro con un'auto venerdì mattina mentre si allenava lungo una strada a Mezzocorona, in provincia di Trento, insieme al fratello.

Poi il ricordo di Sara: «Era un fiore, un dono di Dio. Ringrazio di averla avuta, ringrazio solo quello. Era sempre prudente e contenta di poter andare ad allenarsi con suo fratello, perché non sempre riuscivano ad andare insieme. Mi ha detto: 'Papà, noi stiamo sempre attenti, sono gli altri che non stanno attenti a noi'. E purtroppo è stato così. Sara era brava a fare tutto».

Un messaggio che si sente di dare a chi si mette alla guida? «Ormai è un Far West - risponde - Direi che servirebbe più buon senso. Purtroppo, si accorgono sempre troppo tardi. Magari per guadagnare quel minuto mettono a rischio la vita delle altre persone. Io vedo che va sempre peggio sulle strade. Lo vedo come autista e immagino i ciclisti, che sono il vero punto debole».

(Unioneonline)

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