Si stringe il cerchio attorno a Elona Kalesha, la donna arrestata a Firenze per l'omicidio dei coniugi Pasho, uccisi e fatti a pezzi e i cui resti sono stati ritrovati chiusi all'interno di valigie abbandonate in un campo vicino a una superstrada, nei pressi del carcere di Sollicciano.

Da quanto trapela sugli interrogatori di alcuni testimoni, la donna fu vista nel 2015 da alcuni vicini di casa, mentre trasportava dei bagagli da cui fuoriusciva del "materiale nauseabondo".

Quando le fu chiesto cosa fosse, la Kalesha si sarebbe limitata a rispondere: "E' vino, mi sono rotte delle bottiglie".

Per gli inquirenti, invece, si trattava appunto dei resti sanguinolenti delle due vittime.

I testimoni ascoltati dagli inquirenti avrebbero anche ricordato del materiale "rappreso" nell'androne del palazzo e di odore "di carne" provenire dall'appartamento. Anche sulla base dei loro racconti è scattato il fermo del pm.

La 36enne, di nazionalità albanese, ex fidanzata del figlio dei due coniugi Pasho, Taulent, oggi irreperibile, è accusata di omicidio, occultamento e vilipendio dei cadaveri.

Le indagini proseguono ora per fare piena luce sulla sconcertante vicenda, a cominciare dal movente, che potrebbe essere di natura economica, e anche dalla possibilità, che sarebbe molto concreta, che la 36enne non abbia agito da sola.

(Unioneonline/l.f.)
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