Per far fronte all'emergenza coronavirus serve una "economia di guerra".

Lo ha detto il neo commissario Domenico Arcuri, chiarendo ancora una volta come la situazione in Italia sia tutt'altro che vicina a una soluzione.

Il "sistema Paese" rischia il default, non solo sanitario.

In 24 ore si sono registrati 2.989 malati in più, il maggior numero dall'inizio dell'epidemia. Non solo: in una settimana, le persone che hanno contratto il virus sono passate da 10.590 a 26.062: il 146% in più.

"Tutti i Paesi devono attrezzare il prima possibile un'industria nazionale - dice Arcuri -. Come nelle guerre, dobbiamo produrre il prima possibile quello che ci serve. Stiamo riconvertendo sistemi produttivi e importando industrie che ora sono localizzate altrove. Dobbiamo dotare il maggior numero di ospedali di strumenti per le terapie intensive e inondare l'Italia di tutto quello che serve".

Fondamentale, ancora una volta, capire che bisogna restare a casa a tutti i costi. Eppure solo ieri, su 172mila persone controllate dalle forze di polizia, oltre 8mila erano in giro senza un reale motivo e sono state denunciate.

In Lombardia l'analisi delle celle telefoniche segnala che a muoversi è ancora più del 40% della popolazione della Regione: "Un dato non sufficientemente basso - ha detto il vicepresidente Fabrizio Sala - bisogna stare a casa il più possibile". "Dobbiamo essere ancora più rigorosi - ha aggiunto il prefetto di Milano Renato Saccone -. Vanno ridotte le presenze nei parchi. Ancora troppi che corrono e ancora troppe persone che interpretano in vario modo il loro diritto di passeggiare e di portare i cani a spasso. Non va bene questo".

Ecco perché da adesso, oltre a dover spiegare le motivazioni dello spostamento, ogni italiano deve certificare di non essere sottoposto alla quarantena o di non esser positivo al virus, condizioni per le quali è previsto il "divieto assoluto di mobilità".

Una decisione che chiama in causa direttamente la privacy dei cittadini e il loro diritto alla salute: "Con il garante - ha detto il capo della Protezione civile Angelo Borrelli - la questione è già stata affrontata: abbiamo trovato un bilanciamento tra i due diritti, ma deve prevalere la salute pubblica, altrimenti neanche la privacy può essere tutelata".

(Unioneonline/D)

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