"Non ho commesso reati, volevo solo aiutare il mio Paese in un momento così drammatico e difficile".

Da una stanza del carcere di Regina Coeli, in videoconferenza con il gip, l'imprenditore Antonello Ieffi, arrestato per turbativa d'asta in un appalto Consip da oltre 15 milioni di euro per l'acquisto di mascherine, ha respinto le accuse mosse dalla Procura di Roma e per circa due ore ha dato la sua versione della vicenda, che si è consumata nelle prime due settimane di marzo, nel pieno dell'emergenza coronavirus.

"Sono pronto a dimostrare che non ho commesso illeciti", ha detto il 41enne difeso dagli avvocati Andrea Coletta e Claudio Acampora rispondendo alle domande del gip Valerio Savio.

"Dopo l'aggiudicazione ha intoltrato al delegato Consip sia un video ricevuto dal fornitore indiano con il carico di mascherine fatto arrivare in un deposito in Cina sia il numero di telefono del magazziniere. Ma a quel punto si sono interrotte le comunicazioni con Consip", riferiscono i legali.

Ieffi ha inoltre riferito che "la merce sarebbe stata pagata al fornitore solo una volta arrivata in Italia e a seguito dei controlli sulla qualità dei materiali".

Nei confronti dell'imprenditore i pm di piazzale Clodio contestano il reato di turbativa d'asta e l'inadempimento di contratti di pubbliche forniture.

L'indagine è partita dopo una denuncia di Consip, che faceva riferimento ad una serie di anomalie riscontrate nella procedura di una gara del valore complessivo di 253 milioni, bandita d'urgenza per garantire l'approvvigionameno di dispositivi di protezione individuale e apparecchiature elettromedicali.

In particolare, il lotto 6 della gara, dell'importo di circa 15,8 milioni di euro, relativo alla fornitura di 24 milioni di mascherine chirurgiche, era stato aggiudicato a Biocrea Società Agricola srl, riconducibile a Ieffi: l'imprenditore avrebbe poi lamentato problemi organizzativi sul volo di trasferimento della merce, pronta in Cina. Una volta non rispettata la scadenza per la prima consegna, l'ispezione nell'aeroporto cinese ha fatto emergere che il carico non c'era. Poi è venuto fuori anche che la società aveva debiti con l'Erario per oltre 150mila euro.

(Unioneonline/L)
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