È terminato lontano dalla città, sotto i rami di una grande quercia nelle campagne di Casorate Primo (Pavia) il giallo della scomparsa di Giacomo Sartori, l'informatico di 29 anni di cui si erano perse le tracce lo scorso 18 settembre a Milano.

Una vicenda dai contorni drammatici: questa mattina i carabinieri hanno trovato il cadavere impiccato a un albero accanto a una cascina-agriturismo dove ieri era già stata individuata la sua Volkswagen Polo grigia, la vettura su cui alle 7.15 del 18 settembre viaggiava in direzione di Pavia come confermato da una telecamera del comune di Motta Visconti, nel milanese, installata accanto al cimitero.

Il corpo di Sartori è stato scoperto dalla vice coordinatrice della Protezione civile di Bereguardo (Pavia) che questa mattina ha proseguito attorno alla cascina il sopralluogo interrotto ieri con l'arrivo della notte.

La presenza dell’auto, chiusa regolarmente e senza segni di danneggiamento, aveva indotto gli investigatori a supporre che il 29enne si fosse allontanato a piedi percorrendo una breve distanza. Le ricerche si erano concentrate in quel luogo da qualche giorno ma nessuno si era accorto che il cadavere era appeso con un cavo elettrico a un ramo in alto, in un punto dove l'albero ha una fitta trama che rende più difficoltosa la visuale. Anche i residenti non avevano notato nulla.

La posizione in cui il corpo è stato ritrovato non lascia agli inquirenti molti dubbi sull'ipotesi del suicidio, seppur si attendono i risultati del medico legale e si prosegue con gli accertamenti tecnici che potrebbero chiarire le ultime ore di Sartori.

Parenti e amici hanno raccontato che venerdì scorso, il giorno della scomparsa, lo avevano visto e sentito molto turbato perché aveva subìto il furto del proprio zaino mentre si trovava in un bar di Milano. In quella borsa c'era il suo computer del lavoro, un tesoro prezioso per Sartori, che è apparso molto provato dalla vicenda. Tuttavia sembra non si sia perso d'animo e abbia tentato di seguire la traccia lasciata dal gps del proprio dispositivo.

La telecamera del cimitero di Motta Visconti dimostra che la mattina dopo il furto il 29enne era in giro, forse alla ricerca del ladro, ma è una supposizione. Di sicuro in quel momento non stava telefonando, i tabulati non lasciano dubbi. C'è però del traffico dati relativo all'uso di Internet, bisognerà capire se fa riferimento al navigatore, a una chat oppure a una chiamata su WhatsApp.

Sartori, originario di Mel, una frazione nella provincia di Belluno, a detta di tutti non aveva dato recenti segni di fragilità e per sabato mattina aveva fissato alcuni appuntamenti di lavoro ai quali non si è mai presentato. 

Sono dunque ancora molti gli aspetti relativi alla morte che devono essere approfonditi.

(Unioneonline/v.l.)

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