E' morto nella sua casa a Roma Falco Accame, paladino dei soldati vittime dell’uranio impoverito.

Aveva 96 anni. Nato a Firenze il 17 aprile 1925, è stato ufficiale superiore di Marina e comandante del cacciatorpediniere Indomito fino al luglio 1975.

Poi deputato, eletto nel 1976 e nel 1979 nelle file del Partito Socialista Italiano. Alla Camera è stato presidente e vicepresidente della commissione Difesa e membro della commissione d’inchiesta sulle commesse militari, ha presentato numerosi progetti di legge sui servizi segreti e sulla leva.

Ha svolto anche gli incarichi di consigliere regionale in Liguria e comunale a Roma, è stato in Legambiente. 

Con l’associazione Ana-Vafaf, che tutela le famiglie dei militari morti in tempo di pace e di cui era presidente, si è occupato appunto delle conseguenze che gli armamenti con uranio impoverito hanno provocato sui soldati italiani nelle missioni in Libano, Iraq, Bosnia ed Erzegovina, Somalia e Kosovo. Sul tema ha scritto anche dei libri.

“Aveva 96 anni, ha avuto la fortuna di arrivarci ma la vita a quel punto è soltanto un equilibrio su una fune sempre più fine. Stamani ci siamo svegliati ma non c’era più”, racconta il figlio Carlo. 

“Durante la sua vita – ha aggiunto – ha sempre amato capire la molteplicità di elementi che generano la realtà, approfondire, analizzare partecipando attivamente alla vita pubblica del paese con articoli, proposte di legge, dibattiti manifestazioni. A 96 anni forse era venuto il tempo di lasciarci perché sentiva di non essere più in grado di combattere contro le ingiustizie”.

(Unioneonline/L)

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