Aveva fatto causa alla Germania per essere stato deportato dal 1943 al 1945. E oggi Giorgio Quarantelli, morto nel 2017 all’età di 94 anni, ha vinto.

Il tribunale civile di Parma gli ha infatti dato ragione e ha chiesto alla Repubblica federale tedesca 100mila euro di risarcimento, che teoricamente dovrebbero arrivare ai familiari. Cosa che difficilmente accadrà ma la sentenza è simbolicamente molto importante. 

Quarantelli "fu vittima di un crimine di guerra (la riduzione in schiavitù) che lede il diritto inviolabile alla conservazione della dignità personale e dell'integrità fisica, senza che sussista alcuna (comprovata) causa di giustificazione nota al diritto internazionale (di guerra e di pace)".

A scrivere la sentenza il giudice Marco Vittoria, che ha condannato la Germania anche al pagamento degli interessi maturati dal 30 gennaio 2013. E' stato così riconosciuto "il trattamento disumano" subito da Quarantelli durante la prigionia in Germania dal 1943 al 1945. Quarantelli è stato uno dei tanti soldati italiani che dopo l'8 settembre non aderì alla Repubblica sociale italiana e fu deportato nei campi di lavoro nazisti.

Come raccontato oggi dalla Gazzetta di Parma, rimase rinchiuso nel campo di Oechlitz-Merseburg dal settembre del 1943 al 26 giugno del 1945 e costretto, in un regime di schiavitù, a portare sacchi di carbone in un'acciaieria. Come pasto, tre etti di pane al giorno condito con sangue di bue e sul braccio, tatuato, il numero 211013.

Il giudice, facendo riferimento ad una sentenza della Corte Costituzionale del 2014 e a una della Cassazione del 2020 sulla giurisdizione degli Stati esteri, ha sentenziato che dei danni dovuti ai crimini di guerra si debba fare carico un'autorità sovrana. In questo caso la Germania.

(Unioneonline/D)

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