Denunciato dal giornalista per critiche sui social. Il giudice: non è reato
L’ipotesi di diffamazione porta il caso all’attenzione del gip
Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
L'articolo 595 del codice penale recita che chiunque, comunicando con più persone, offende l'altrui reputazione è punito con la reclusione fino a un anno o con la multa fino a euro 1.032,00. Tanto ha rischiato un cittadino di Licata, provincia di Agrigento, che aveva osato criticare su Facebook con linguaggio "colorito e pungente" - così lo ha definito lo stesso legale a sua difesa - l'articolo di un giornalista agrigentino. Non l'ha affatto presa bene, quest'ultimo. Così è scattata la denuncia per diffamazione che ha portato la questione sulla scrivania del Gip.
Va precisato che, prima ancora, era stato già il pubblico ministero a esprimersi con una richiesta di archiviazione. Sposando subito la tesi dell'avvocato Mariella Lo Giudice, legale del licatese, secondo cui "il diritto di critica si risolve nella libertà di dissentire dalle opinioni espresse da altri, sottoponendo a vaglio censorio le altrui tesi, affermazioni o condotte purché vengano rispettati i limiti scriminanti della rilevanza sociale e costituzionale della materia nonché della correttezza e continenza delle espressioni".
Evidentemente anche se fatta con un linguaggio "colorito e pungente", purché tenuto a bada entro i limiti che tutti noi accettiamo nel nostro vivere in società, la critica non può configurarsi come offesa di un diritto altrui. Per questo, rilevata anche dal Gip l'inutilità della prosecuzione delle indagini, la notizia di reato è stata finalmente ritenuta infondata. Con buona pace del giornalista.
(Unioneonline)