Cinque anni per Valeriano Mureddu e quattro per Flavio Carboni.

Sono le richieste della Procura di Arezzo per i due faccendieri di origini sarde nel processo sul crac di Geovision, azienda di imballaggi con stabilimento a Badia al Pino. L'accusa ipotizza l'associazione a delinquere finalizzata a riciclaggio, bancarotta, reati fiscali.

Secondo le accuse, i due imputati avrebbero dirottato dal patrimonio di Geovision ingenti somme per scopi societari diversi: scalare l’azienda di abbigliamento maschile Cantarelli, che non era ancora fallita all'epoca dei fatti contestati, e formare una cordata per l'Arezzo calcio, piano che svanì nel gennaio 2016 quando il nome di Mureddu cominciò a uscire sui giornali.

Il pm ha chiesto anche 4 anni per la moglie di Carboni e 2 anni e 6 mesi per un quarto imputato, Giuliano Michelucci. La sentenza è prevista il 18 gennaio 2022, data a cui il processo è stato aggiornato per le repliche e la camera di consiglio. 

L’INCONTRO CON BOSCHI – Mureddu è un imprenditore di Fonni residente a Rignano sull'Arno (Firenze): i suoi rapporti con Carboni sono emersi anche nella storia di Banca Etruria, vicenda completamente distinta da quella di Geovision. Secondo ricostruzioni proprio Mureddu avrebbe presentato a Carboni Pierluigi Boschi, padre dell'ex ministro Maria Elena, che cercava un direttore generale per la banca mentre ne era vicepresidente. 

Tra gli altri episodi ripercorsi in aula nel processo Geovision c’è infatti l'incontro del luglio 2014 nell'ufficio di Carboni a Roma, in via Ludovisi (affitto pagato da Geovision) con l'allora consigliere di Banca Etruria Boschi in cui si parlò dei nomi per sostituire il direttore generale Luca Bronchi, che era stato appena allontanato.

(Unioneonline/D)

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