Siamo nel luglio 1998. Un veliero partito dalla Turchia con a bordo 184 persone, tra cui 72 bambini, approda a poche centinaia di metri dalle coste di Riace Marina. Sono tutti profughi curdi in fuga dalle persecuzioni politiche in Turchia, Siria e Iraq.

Nasce così, quasi per caso, per poi svilupparsi gradualmente, il modello d'accoglienza che sarà preso ad esempio in diverse parti del mondo.

Riace, borgo medievale in cima a una collina sulla costa meridionale della Penisola, all'epoca è praticamente una città fantasma, a rischio estinzione. Vi abitano 900 persone, c'è una moltitudine di case abbandonate e la scuola locale è prossima alla chiusura.

Qualcuno, Domenico Lucano detto Mimmo, emigrato di rientro da Roma e da altri paesi del Nord Italia, vede in quello sbarco non un pericolo ma un'occasione. Per ripopolare il paese e ricostruirne il tessuto sociale ed economico.

I profughi vengono tutti ospitati in una struttura della chiesa e l'anno dopo Lucano fonda l'associazione "Città Futura", una realtà che da subito si impegna nell'accoglienza degli stranieri e cerca i facilitarne l'integrazione nel contesto locale, tramite il lavoro, l'istruzione e la valorizzazione di case inutilizzate.

"C'erano persone senza una casa qui e c'erano case senza persone. È semplice", dirà in futuro Lucano, che nel 2004 diventa sindaco del paese e ora è giunto ora al terzo mandato.

Uno scorcio di Riace (Ansa)
Uno scorcio di Riace (Ansa)
Uno scorcio di Riace (Ansa)

IL MODELLO RIACE - "Mimì Capatosta", così lo chiama nel suo libro Tiziana Barillà, ribalta la prospettiva e crea un modello innovativo, lontano anni luce da quella "Mafia capitale" a cui lo ha impropriamente paragonato il sottosegretario all'Interno Carlo Sibilia. Lungi dall'essere finalizzato allo stipare migranti in hotel o casermoni fatiscenti per tenerli il più a lungo possibile e intascare i contributi senza preoccuparsi di integrare gli stranieri nel contesto locale, punta a renderli dei veri e propri cittadini, impegnati e produttivi.

In primis, concede le case disabitate del paese in comodato d'uso ai migranti. Così, risolta la questione abitativa, i 35 euro destinati al sostentamento di ogni profugo o richiedente asilo vengono trasformati in borse lavoro che vengono girate a cooperative, che a loro volta le utilizzano per pagare i migranti impiegati nelle botteghe da loro gestite. Così gli stranieri imparano un mestiere, hanno un reddito e non vengono sfruttati come le vittime del caporalato nei campi, mentre l'economia locale (nel '98 praticamente allo stremo) si rivitalizza. Poi ci sono i cosiddetti bonus, una sorta di coupon spendibili nel territorio comunale, per stimolare i consumi e l'economia locale e dare potere d'acquisto ai migranti. Infine, Riace è tra i primi paesi a iscriversi al sistema di accoglienza diffusa SPRAR ( (Sistema di Protezione Rifugiati e Richiedenti Asilo).

Cecile Kyenge con un ghanese che fa la raccolta differenziata in paese con un asino (Ansa)
Cecile Kyenge con un ghanese che fa la raccolta differenziata in paese con un asino (Ansa)
Cecile Kyenge con un ghanese che fa la raccolta differenziata in paese con un asino (Ansa)

Il risultato delle sue politiche è nei numeri: Riace nel '98 contava appena 900 abitanti, oggi ne conta oltre 2mila. Poco più di 400 sono stranieri, di 20 nazionalità diverse, segno che molti riacesi sono tornati nel proprio paese, contribuendo con gli immigrati a ricostruirne tessuto economico e sociale. Il piccolo borgo è tutto un susseguirsi di botteghe e attività commerciali dove locali e stranieri lavorano a braccetto. Anche la manutenzione delle strade e del verde e la gestione dei rifiuti sono in mani "multietniche". Così Mimmo Lucano ha fatto rinascere un paese. Negli ultimi 20 anni Riace ha ospitato 16mila richiedenti asilo.

Uno scorcio della cittadina calabrese (Ansa)
Uno scorcio della cittadina calabrese (Ansa)
Uno scorcio della cittadina calabrese (Ansa)

I RICONOSCIMENTI E GLI ATTACCHI - Al modello Riace ha guardato e continua a guardare tutto il mondo. Vi hanno dedicato articoli e approfondimenti Bbc, New York Times, Los Angeles Times e altre prestigiose testate internazionali. Nel 2010 il regista Wim Wenders realizza un cortometraggio sul modello d'accoglienza della cittadina calabrese. Sempre nel 2010 Mimmo Lucano è terzo nella World Mayor, la classifica dei migliori sindaci del mondo. La rivista americana Fortune nel 2016 lo mette tra le 50 personalità più influenti al mondo. E nel 2017 la Rai realizza una miniserie ("Tutto il mondo è paese", con Beppe Fiorello nei panni del sindaco calabrese) di cui è stata sospesa la messa in onda, inizialmente prevista per la stagione 2018/2019. E per il primo cittadino c'è anche l'elogio di Papa Francesco, che ha espresso "ammirazione e gratitudine per il suo operato intelligente e coraggioso a favore dei nostri fratelli e sorelle rifugiati ".

Matteo Salvini, appena diventato ministro gli ha dichiarato guerra (Ansa)
Matteo Salvini, appena diventato ministro gli ha dichiarato guerra (Ansa)
Matteo Salvini, appena diventato ministro gli ha dichiarato guerra (Ansa)

Ma Mimmo Lucano è anche un uomo solo e sotto attacco. Riace è nella Locride, terra di 'ndrangheta, e sono diverse le intimidazioni che "Mimì Capatosta" ha dovuto subire: la sua auto bruciata, gli spari contro botteghe e cooperative del posto, compresa "Città Futura". E ora è ancor più solo. Ai primi di giugno Matteo Salvini, fresco ministro dell'Interno, in un video dedicato ai calabresi, lo definisce "uno zero". Una dichiarazione di guerra, a cui Lucano gli risponde così: "È vero che appartengo alla classe degli ultimi, praticamente zero. In tutti questi anni abbiamo unito le nostre debolezze con tanti altri disperati di ogni parte del mondo. Abbiamo condiviso il sogno di una nuova umanità libera dalle mafie, dal razzismo, dal fascismo e da tutte le ingiustizie".

L'INIZIO DELLA FINE - I veri problemi li tocca con mano fin dal 2016 quando, in seguito a un'informativa della Guardia di Finanza che denuncia irregolarità nella gestione dei fondi, a Riace non arrivano più i soldi della Prefettura e i fondi Sprar. Così il modello Riace va avanti a credito: il rischio è che finiscano per strada tanti migranti che oggi hanno un reddito e un lavoro e sono perfettamente integrati, oltre ai riacesi che hanno fornito beni e che per il blocco dei finanziamenti non si vedono pagare i crediti accumulati. Ad agosto "Mimì Capatosta" ha cominciato ha iniziato uno sciopero della fame.

Roma, ieri la manifestazione a sostegno di Mimmo Lucano: "Arrestateci tutti" (Ansa)
Roma, ieri la manifestazione a sostegno di Mimmo Lucano: "Arrestateci tutti" (Ansa)
Roma, ieri la manifestazione a sostegno di Mimmo Lucano: "Arrestateci tutti" (Ansa)

L'ARRESTO - E in questi giorni il sindaco di Riace è finito ai domiciliari con le accuse di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e affidamento fraudolento diretto del servizio di raccolta rifiuti a due cooperative del posto. La sua compagna, l'etiope Tesfahun Lemlem, indagata per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, è stata sottoposta al divieto di dimora.

Il gip che ha disposto l'arresto di Lucano ha depennato diversi reati, ben più gravi, ipotizzati dalla procura: associazione a delinquere, truffa, concussione. Al sindaco viene contestata l'organizzazione di un matrimonio di comodo tra una nigeriana e un italiano per regolarizzare la donna. E l'affidamento diretto del trasporto dei rifiuti alle ditte Ecoriace e L'Arcobaleno (create nel paese per dare lavoro a locali e migranti), senza indire gara d'appalto.

Lo stesso gip nell'ordinanza d'arresto scrive che Lucano non ha preso un euro per sé né ha arricchito le associazioni che gestivano i soldi per l'accoglienza. Parla di gestione "opaca e discutibile" e definisce Lucano un soggetto "avvezzo a muoversi al confine tra il lecito e l'illecito".

D'altronde è stato lo stesso sindaco a spiegare come il suo modo d'agire seguisse un ideale di giustizia sociale che "non sempre coincide con la legalità e le leggi". "Quello che facciamo non segue le linee guida dello SPRAR, perché quelle linee guida ci dicono che dopo sei mesi i migranti devono andare via, ma ciò non è compatibile con una dimensione umana dell'accoglienza", ha detto tempo fa in un'intervista.

"LEGGI BALORDE" - In un'intercettazione finita agli atti dell'inchiesta, invece, dice: "Proprio per disattendere queste leggi balorde vado contro la legge".

E questa frase potrebbe essere il manifesto dell'uomo Lucano. E farci capire che quella di Mimì Capatosta è disobbedienza civile. Contro la legge Bossi-Fini, che rende l'ottenimento e il mantenimento della cittadinanza italiana dei percorsi a ostacoli.

E così, come Cappato accompagna dj Fabo in Svizzera per consentirgli di porre fine a una vita di sofferenze, Mimmo Lucano organizza matrimoni combinati per non rendere clandestine persone che si sono integrate alla perfezione nel tessuto economico e sociale del paese in cui vivono.

Il rischio non è tanto che Mimmo Lucano finisca in galera, ci resterebbe ben poco. Il rischio è quello di mandare in fumo un modello d'accoglienza che ci invidia tutto il mondo. E che potrebbe indicare la strada a un Paese, il nostro, capace di accogliere. Molto meno di integrare e inserire i migranti nel tessuto socio-economico locale.

Davide Lombardi

(Unioneonline)

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