Stando alle informazioni rilasciate dai media, entro il giorno sedici del corrente mese di gennaio, il Governo italiano sarà chiamato ad offrire le proprie delucidazioni all’Unione in materia di concessioni balneari. Bruxelles, in particolare, avrebbe stigmatizzato il mancato rispetto della direttiva europea Bolkestein, nella parte in cui imporrebbe le gare pubbliche per il rilascio delle concessioni di demanio marittimo in considerazione della circostanza per cui il cosiddetto “decreto milleproroghe”, approvato lo scorso mese di febbraio dall’attuale governo Meloni, nel prevedere il rinvio di un ulteriore anno per la indizione delle gare, rappresenterebbe, mutatis mutandis, una sorta di rinnovo automatico delle concessioni esistenti ai medesimi titolari, e pertanto andrebbe a collidere con la normativa europea testé richiamata.

Probabilmente la contestazione, nei termini in cui è stata avanzata, era prevedibile e non altrimenti evitabile. Specie sul piano procedurale. E specie per il carattere vincolante della richiamata direttiva. Di primaria rilevanza dunque si pone l’esigenza di scongiurare gli effetti di una procedura di infrazione. Su un differente frangente, in qualche modo forse collegato, non sembra potersi fare a meno di rilevare che le urne, anche quelle di carattere europeo, sono sempre più vicine, e da parte dei vari schieramenti politici di rilievo nazionale, tanto di maggioranza, quanto di opposizione, chiamati pure al confronto con il Popolo degli Elettori anche in ambito regionale, si affaccia l’esigenza di definire, affermandola, la propria identità e peculiarità ideologica, sia in ambito territoriale sia anche sul piano sovranazionale “strictu sensu” considerato.

L’esigenza appare oltremodo comprensibile se solo si considerano gli effetti che la vittoria dell’una o dell’altra compagine politica potrebbe riverberare sulla futura organizzazione dell’Unione e sulla sua direzione politica. Sembra avvertirsi l’esigenza di rafforzare, in vario modo, e in forza dello schieramento politico di riferimento, l’affermazione e il peso del Paese Italia nel tentativo di conferirgli un imprinting sul piano decisionale utile ad incidere sul riformismo unionale degli ultimi tempi caratterizzato da diverse normative stringenti la cui concreta attuazione potrebbe incidere non poco sulla tenuta economica del Paese stesso. Da ultimo, ad ingenerare preoccupazione in seno all’attuale maggioranza di Governo, è stata, per l’appunto, la direttiva europea Bolkestein, in materia di concessioni balneari, risalente negli anni al 2006, ma di fatto recepita in Italia solamente nel corso dell’anno 2010. Intanto, e per intenderci, perché siffatta direttiva, tra le altre cose, parrebbe prevedere, come nei fatti prevede, che, allorquando vi sia carenza di risorse naturali, non solo il potenziale rilascio delle concessioni ridette debba avvenire attraverso la indizione di una gara, ma financo che le concessioni medesime abbiano una durata limitata nel tempo, senza possibilità alcuna di ottenerne il rinnovo automatico e con possibilità di deroga unicamente per particolari e stringenti ragioni di interesse pubblico. Quindi, perché, anche a tutto voler considerare, il perseguimento degli effetti diretti ed indiretti imposti dalla applicazione di una direttiva a tal punto stringente sembrerebbe imporre, quale attività preventiva, il preliminare censimento delle aree demaniali interessate anche nell’ottica della considerazione della maggiore e/o minore quantità delle aree libere disponibili. Infine, perché siffatta direttiva, nella parte sostanziale che la caratterizza, si pone quale obiettivo preminente quello di agevolare la cosiddetta libera circolazione dei servizi efficacemente sintetizzato dalla Corte di Giustizia Europea non più tardi dell’anno appena trascorso, attraverso la affermazione del principio per cui, escluso il rinnovo automatico, le concessioni stesse dovranno essere fatte oggetto di apposite ed individuate procedure di selezione all’insegna della trasparenza e della imparzialità.

A tutt’oggi, ciò nonostante, parrebbero sussistere non poche perplessità tanto sulla definizione delle regole di ordine nazionale utili a definire le procedure di selezione, quanto sulla possibilità di ottenere proroghe ulteriori quanto meno fino a dicembre del corrente anno. Del resto, la necessità di evitare ogni ulteriore lungaggine pare essere stata stigmatizzata di recente pure dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, il quale, per l’appunto, aveva avuto modo di significare l’impellenza di portare a definizione la regolamentazione per il rinnovo delle concessioni balneari stanti pure le richieste in tal senso provenienti dalle Istituzioni Europee di riferimento.

Il problema appare tra quelli di immediata rilevanza pratica, e certamente, considerato il ristrettissimo tempo concesso da Bruxelles per la sua definizione, andrebbe affrontato con la più pronta sollecitudine di carattere pratico. Sarebbe importante procedere nel senso del riempimento di un vuoto normativo che parrebbe rischiare di riverberarsi contro l’interesse del Paese in un momento storico, quale quello attuale, in cui la osservanza dei dettami europei appare fondamentale per il futuro prossimo e venturo del Paese. La finalità da perseguire ed assicurare dovrebbe essere quella di consentire a tutti gli operatori del settore, ricomprendendo anche gli attuali concessionari, di poter intraprendere e/o continuare a svolgere la propria attività su un piano di rispetto della normativa di riferimento, tanto di carattere sovranazionale, tanto di carattere nazionale, proprio al fine di scongiurare in ogni modo l’avvio di ogni e qualsivoglia contenzioso. La conformità con il diritto dell’Unione dovrebbe divenire la regola utile a connotare l’attività governativa italiana se si voglia realmente incidere sulle dinamiche istituzionali europee ed avere un ruolo di preminenza.

Giuseppina Di Salvatore

(Avvocato – Nuoro)

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