"Misure concrete di tutela" per i rifugiati, a cui vanno riconosciuti "diritti essenziali" con altrettanti "doveri e responsabilità": un modello che si articola su due assi principali: innanzitutto "il dialogo interreligioso e interculturale", poi "la formazione linguistica e l'accesso al sistema di istruzione".

Sono queste le linee guida del "Piano nazionale di integrazione dei titolari di protezione internazionale" varato ieri dal ministero dell'Interno.

Il piano - che prevede un impegno reciproco tra il Paese accogliente e chi viene accolto - è destinato a 74.853 persone beneficiarie di protezione internazionale, di cui 27.039 rifugiati e 47.814 titolari di protezione sussidiaria.

Ai profughi "vanno riconosciuti diritti essenziali che discendono dal loro status, cui devono corrispondere, così come per ogni cittadino italiano, altrettanti doveri e responsabilità per garantire una ordinata convivenza civile", sulla base dei principi della Costituzione.

In particolare, ai rifugiati il Viminale chiede "l'impegno a rispettare le leggi italiane, ma anche quello ad apprendere la lingua e a partecipare alla vita economica, sociale e culturale del Paese".

Da qui un approccio che "prevede un'azione sistematica multilivello alla quale contribuiscono Regioni, Enti locali e Terzo settore, tutti chiamati a sviluppare un'azione coordinata".

Il Piano, finanziato "prevalentemente dai Fondi europei", punta sul dialogo interreligioso, sulla partecipazione obbligatoria ai corsi di lingua svolti nei centri di accoglienza, sul diritto all'istruzione, sulla formazione professionale. Ma non solo: a risultare prioritario è anche l'accesso al servizio sanitario nazionale e all'alloggio "includendo i titolari di protezione nei piani di emergenza abitativa regionali".

(Redazione Online/F)

© Riproduzione riservata