Don Gino Rigoldi, storico cappellano dell’Istituto minorile Beccaria di Milano ne è convinto: «Mi telefoneranno, li riporterò indietro».

Per adesso, però, nessun ritorno nel carcere da dove il 25 dicembreforse approfittando delle festività e dei lavori in corso nella struttura, sono evasi sette ragazzi. In tre sono nuovamente in cella mentre continuano le ricerche degli altri quattro. Dopo l’evasione altri detenuti hanno appiccato un incendio, domato poi nelle ore successive e che ha portato quattro agenti in ospedale, intossicati dal fumo.

Due le vie di fuga: il gruppo è evaso passando su alcune impalcature mentre un detenuto si è calato all’esterno della struttura con l’utilizzo di un lenzuolo

Don Gino Rigoldi, che ricorda ancora le rivolte degli anni '80 in cui faticosamente aveva cercato di mediare tra giovani detenuti e forze dell'ordine pronte al blitz, evitando il peggio, spera che l'evasione del giorno di Natale sia un campanello d’allarme per un carcere in cui «manca un direttore da 20 anni e ci sono lavori da 16».

Una situazione che non piace al sindaco Giuseppe Sala: «Non c'è proprio più spazio per chiacchiere o affermazioni generiche di sconcerto. Il Beccaria era un carcere modello. Lo era nel passato, in un passato ormai remoto. Da quasi 20 non c'è un direttore e da una quindicina d'anni ci sono lavori in corso, che non finiscono mai».

In attesa che altri evasi vengano rintracciati o si presentino alla porta dell'Istituto, le inchieste muovono i primi passi: da quella della Procura dei Minori a quella della Procura ordinaria a quella, infine, interna all'Amministrazione penitenziaria. Rimane infine il fascicolo riguardante i disordini scoppiati nel carcere dopo la notizia del buon esito della fuga, con danneggiamenti e incendi nelle camerette.

(Unioneonline/v.f.)

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