Urla becere e insulti di tipico stampo sessista rivolti a una donna, una ragazza, che ha avuto la sfortuna di trovarsi proprio sotto gli spalti occupati - in minima parte, bisogna dirlo - da veri energumeni.

È accaduto due settimane fa in Lombardia, in provincia di Lodi, durante un incontro del campionato di Promozione.

Vittima Federica Pilia, 22 anni, originaria di Cagliari, dal 2020 a Pavia dove studia Radiologia e coltiva la passione di una vita: fare l’arbitro.

«È stata dura. Ma vado avanti», ha detto al padre. La ragazza fa il direttore di gara negli incontri delle categorie giovanili e svolge la funzione di guardalinee nei match di Promozione ed Eccellenza. Proprio in quest’ultima veste è stata costretta ad ascoltare, rivolti al proprio indirizzo, epiteti e apprezzamenti volgari andati avanti per tutto l’incontro disputato tra il Casalpusterlengo e il Villa, match terminato 2-0 per i padroni di casa.

«L’hanno insultata sin dai primi minuti di gioco», sottolinea il padre Antonio, «e non lo facevano per le sue decisioni: si divertivano proprio. Per tutta la partita frasi sessiste irripetibili. A fine gara ritengo che abbia riferito tutto e il direttore di gara abbia scritto ogni cosa».

Risultato: la squadra di casa ha dovuto giocare un turno a porte chiuse e la società ha pagato 150 euro di ammenda.

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