L’immagine della Sardegna colpita dai guerrieri, non solo quelli dell’assalto alla Mondialpol, ma quelli da tastiera «che ridicolizzano sulla gravità di una tragedia sfiorata». È l’ultima scultura scolpita sulla sabbia dall’artista Nicola Urru, che al Quinto pettine di Platamona, sul litorale di Sorso, lascia la sua impronta sulla vicenda accaduta a Sassari ma che ha sconvolto l’intera Isola.

«Le parole hanno il potere di modificare davvero la nostra visione della realtà e ci identificano, feriscono, colpiscono duro», dice l’artista nuorese «ecco perché, soprattutto nell’epoca dei social network, è più che mai importante sceglierle con cura, riflettere sulla qualità della nostra comunicazione». In questo caso, davanti ad un fatto di cronaca così grave, le parole hanno un peso.

«In un contesto del genere le parole sono ancora più importanti, quando scriviamo sui social, nella sezione commenti di un quotidiano, su un forum di discussione, a rappresentare ciò che siamo ci sono solo le nostre parole», aggiunge «eppure, proprio online vediamo con chiarezza inedita la sciatteria con cui sovente comunichiamo, con conseguenze talvolta anche gravi». L’invito, in queste situazioni, è alla riflessione, al silenzio. «Anche questo comunica». 

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