Aspettavano il vaccino ma durante l’attesa sono stati contagiati dal virus che non ha lasciato loro scampo e sono morti entrambi nel giro di tre giorni. È la triste storia di Evandro Lentischio e Lena Sois, monserratini, 83 anni lui e 82 lei. Sposati da 60 anni, erano una coppia modello, dicono le figlie all’unisono: «Si amavano tanto e negli ultimi sessant'anni non hanno mai fatto a meno uno dell’altra».

Chi erano

Lena Sois era allettata a causa del diabete e di una forma di parkinsonismo, Evandro Lentischio combatteva invece con gli acciacchi dell’età ma era tutto sommato sano e combattivo: avevano deciso entrambi di sottoporsi alla vaccinazione per garantirsi una vecchiaia più tranquilla, ma non sono riusciti ad ottenerla prima che il virus bussasse a casa loro. Hanno lottato con tutte le loro forze ma la temutissima variante Delta si è scagliata contro le loro fragilità: entrambi sono morti nello stesso reparto dell’ospedale Binaghi, a pochi giorni distanza: lei il 19 agosto, lui il 22.

Il racconto della figlia

È la figlia Sara, la più giovane di 5 sorelle, a raccontare gli ultimi mesi di vita dei genitori con rabbia e tristezza per non aver potuto dare loro l’ultimo saluto perché anche lei è positiva ed è attualmente in isolamento. «Papà e mamma volevano fortemente essere vaccinati non solo perché appartenevano alla categoria dei fragili ma perché conoscevano le storie tramandate dai miei nonni sulla tragedia della Spagnola e del Vaiolo», dice. «Per questo ci tenevano a essere immunizzati». Ma l’obiettivo si è rivelato di difficile raggiungimento: «Abbiamo interpellato il medico di famiglia intorno a marzo per chiedere lumi sulla possibilità di ricevere il vaccino a domicilio, vista la fragilità dei miei genitori», prosegue Sara Lentischio, «ma lui ci aveva risposto che avremmo dovuto aspettare l’apertura di un hub a Monserrato perché potessimo ricevere la dose a domicilio. Nel frattempo era scoppiato il caso Astrazeneca ma i miei genitori non hanno avuto alcun ripensamento. Intanto il tempo passava e di hub nella nostra città neanche l’ombra, solo qualche annuncio. Sono riuscita invece a prenotare la vaccinazione a domicilio dal sito della Regione, ma nessuno si è mai fatto sentire».

Il caos con i medici

«Quando a giugno mi sono recata al Brotzu per ricevere la prima dose ho chiesto spiegazioni al medico che mi vaccinava e mi ha spiegato che gli accordi tra medici e Ats, per le somministrazioni a domicilio non erano andati a buon fine», prosegue la donna. L’unica soluzione rimasta era quella di portare i genitori con una ambulanza direttamente in un hub per la somministrazione: «Nel frattempo era stata aperta la vaccinazione a tutti e le agenda erano sature di appuntamenti. C’erano posti disponibili solo nel sassarese e nuorese, impossibile per i miei affrontare un viaggio così lungo, seppur in ambulanza», dice ancora la figlia.

Il contagio

Il 2 agosto, però, il virus irrompe a casa Lentischio. La prima a essere contagiata è proprio Sara: «Il 3 rifacciamo i tamponi e anche mio papà risultava positivo. Siamo quindi stati presi in carico dall’Usca ma il 7 è stato necessario trasferire papà al Binaghi per accertamenti. Lo stesso giorno anche mia madre è risultata positiva e l’11 agosto lo ha seguito in ospedale, nello stesso reparto. Inizialmente sembravano reagire alle cure ma in una settimana la situazione è precipitata: prima la diagnosi di polmonite interstiziale bilaterale, poi l’epilogo più tragico che li ha visti arrendersi al virus non senza grandi sofferenze», spiega la figlia ancora incredula. «Noi non ci arrenderemo e vogliamo che sia fatta luce sulla loro vicenda perché lo stesso non accada ad altre persone fragili. Loro pretendevano il vaccino, che invece molti stanno rifiutando, e non sono riusciti ad ottenerlo in tempo per salvarsi la vita».

Paolo Melis

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