È caccia ai complici. Non si fermano le indagini del Nucleo investigativo dei carabinieri, coordinate dalla Direzione distrettuale Antimafia di Cagliari, sul sequestro (sventato) ai danni di un uomo, per rapinarlo di migliaia di euro. Soldi che, secondo l’ipotesi dei banditi, la vittima avrebbe custodito in contanti a casa di un parente. I militari, nella notte tra giovedì e venerdì, hanno messo a segno un blitz in un casolare isolato nelle campagne di Decimoputzu.

In carcere a Uta, su ordine del sostituto procuratore Danilo Tronci della Dda, sono finiti Matteo Scano e Daniel Corti, due giovani di Sestu e di Quartu, che sono stati sorpresi con il materiale già pronto per mettere a segno il piano. Oltre alla pistola (una Luger con sei colpi calibro 9x19 millimetri) sono stati sequestrati del nastro adesivo con delle fascette di plastica, radio portatili per tenersi in contatto, auto rubate e uniformi dell’Arma.

Il piano del sequestro

L’ipotesi dell’Antimafia, competente sia per i sequestri di persona che per le rapine particolarmente cruente o con armi da guerra, è quella che la banda volesse suonare a casa della vittima (pare molto facoltosa o comunque con un’ingente quantità di denaro) spacciandosi per carabinieri e convincerlo, attraverso documenti falsificati, a farsi portare in caserma. In realtà una volta in auto sarebbe stato legato con le fascette e costretto ad andare a recuperare il denaro contante che erano convinti custodisse da un parente. Nel blitz del Nucleo investigativo (con anche i colleghi delle Compagnie di Cagliari, Dolianova, Iglesias e Carbonia) sono state sequestrate anche manette, una mazzetta da muratore e due veicoli rubati con targhe riciclate.

L’indagine

Le indagini sono iniziate alcune settimane fa, quando è scattato il piano antisequestro della Direzione distrettuale antimafia. Non è chiaro se la notizia provenisse da una soffiata o se gli investigatori ci siano arrivati nell’ambito di altre indagini, ma sta di fatto che i militari – coordinati dal pm Tronci – hanno iniziato a seguire a distanza i movimenti dei due giovani. Nelle ultime 72 ore c’è poi stata una accelerazione improvvisa, quando i carabinieri hanno capito che la banda sarebbe stata pronta ad agire. Da quel momento sono scattati appostamenti, anche con l’uso di droni, e la pianificazione del blitz in un casolare isolato in località Fraighedda, in territorio di Decimoputzu, dove la Dda era convinta che la banda avesse realizzato il punto d’appoggio. Il sospetto, dunque, è che la persona da sequestrare non viva distante dalla zona dove sono stati arrestati i due giovani.

Il blitz

Il blitz è scattato nella notte tra giovedì e venerdì, con i militari che hanno circondato il casolare di proprietà di un uomo già conosciuto dalle forze dell’ordine. All’interno c’erano i due sospettati, uno di 28 e l’altro di 36 anni. Gli arrestati hanno nominato come propri legali gli avvocati Riccardo Floris e Marco Fausto Piras, ma per il momento le notizie filtrate sono pochissime anche perché gli investigatori sono al lavoro per identificare e catturare il resto della banda. L’operazione dell’Antimafia è scattata d’urgenza perché il sospetto è che i malviventi fossero pronti ad agire con estrema violenza, mettendo a segno la rapina con sequestro di persona. Un piano preparato nei minimi dettagli e seguito a distanza dai carabinieri. I due arrestati sono finiti in carcere a Uta a disposizione del Gip.

Le indagini proseguono

Le indagini vanno avanti. Nel video le dichiarazioni di  Luigi Di Costanzo, comandate della Compagnia dei carabinieri di Iglesias.

(Unioneonline)

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