La massima Corte di Cassazione con una sentenza emessa il 12 dicembre 2024 ma resa pubblica il 5 marzo 2025 ha ordinato al Comune di pagare l’onorario di una professionista incaricata di eseguire prestazioni per la Fondazione Guspini per la vita.  La vittoria giuridica dell’ingegnera Denise Puddu si conosceva, ma una lettura attenta della sentenza sancisce la responsabilità dell’amministrazione comunale. Puddu fra il 2008 e 2009 svolse un incarico professionale per attività inerenti il centro di cura, ma in seguito al fallimento della struttura sanitaria l’onorario di Puddu non fu mai pagato. La mancata retribuzione del lavoro fatto portò il tecnico a citare in giudizio il Comune in quanto responsabile del mancato pagamento.

La difesa dell’amministrazione dell’epoca respinse la richiesta in quanto ritenne che il comune non era coinvolto nel fallimento e in particolare del pagamento dei debiti restati insoluti. Di diverso avviso è stata la Corte di Cassazione, ha confermato la sentenza della Corte d’appello sul principio di immedesimazione organica tra la Fondazione Santa Maria e il Comune di Guspini, condannandolo a corrispondere il debito di 48.000 euro verso Puddu. Il comune dovette ricorrere al pagamento con la formula del fuori bilancio. Oggi è stata pubblicata nel registro la sentenza n°31224 del 12/12/2024 che vede L’Amministrazione comunale soccombere con il rigetto del ricorso presentato contro la decisione della Corte d’appello, con compensazione delle spese fra le parti.

La sentenza ha specificato come la fondazione non era «una società di capitali intesa come persona giuridica autonoma, con un autonomo centro decisionale. Per questa ragione il fondatore ha abusato dello strumento della personalità giuridica, con la conseguenza che, è giustificato che il Comune risponda dell’obbligazione per il compenso spettante al professionista incaricato in relazione a quei lavori ha continuato a esercitare la propria ingerenza sulla fondazione».

Una storia lunga che ha portato prima alla paralisi del funzionamento della struttura e della Fondazione Guspini per la Vita-Onlus, avente il fine di svolgere attività assistenziale a favore di soggetti affetti da deficit motorio e psicofisico, in particolare residenti nel Comune di Guspini e nel territorio della relativa Azienda Sanitaria Locale. Alla struttura ospedaliera fu affiancato centro per ospitare gli anziani. I locali attualmente sono gestiti da un curatore fallimentare, da tempo si attendono lavori di messa in sicurezza e ristrutturazione perché alcune parti mostrano evidenti stati deterioramenti.

Puddu: «Si è conclusa una vicenda durata troppi anni. La Cassazione ha confermato la sentenza di secondo grado riconoscendo la responsabilità del comune. Il rammarico più grande è che la comunità guspinese e la Sardegna tutta è stata privata di un servizio essenziale e a pagarne le spese sono le persone più fragili che quotidianamente combattono con i problemi di salute. Auspico che la struttura venga riaperta quanto prima per restituire al nostro territorio un servizio di fondamentale importanza».

Il contenzioso fra il comune di Guspini e la cooperativa La clessidra fu concluso con una transazione, attualizzata con un pagamento di 400mila euro, chiudendo il contenzioso iniziato nel 2008 a seguito di un’ingiunzione nei confronti per il mancato pagamento di servizi prestati alla comunità alloggio e di altri servizi alla Fondazione Guspini per la vita.

Dopo la sentenza della Cassazione tutti si chiedono se il comune sarà chiamato a rispondere di altri debiti con privati e enti bancari.

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