Genuri ha riabbracciato le sue anfore.

I tre cimeli sono testimoni indiscutibili del passato nuragico del piccolo comune sulle pendici della Giara, che si riappropria delle sue origini e lo fa in grande stile, stanziando fondi di bilancio per il restauro di beni archeologici e lanciando un chiaro messaggio che mira a preservare i suoi tesori. «Ci sono voluti 16 mesi di studio e lavoro sapiente, coordinati dalla soprintendenza e dalla dott.ssa Gianfranca Salis, che hanno restituito alla nostra comunità una parte della nostra storia identitaria», specifica soddisfatto il primo cittadino Sandro Branca. Questi tesori, ora raccolti in una sala allarmata, raccontano la storia del nuraghe San Marco nei diversi secoli e nelle fasi della propria “vita”, e costituiscono l’embrione dello specifico museo che il comune conta di completare entro il 2024. La stessa sala dove sono conservate ora le anfore sarà parte integrante della struttura museale. «L’investimento comunale nella cultura non si ferma qui – specifica ancora Branca – sono già stati stanziati fondi di bilancio, in attesa dei bandi Regionali, per il restauro di vasellame di pregio, bronzetti, armi nuragiche, gioielli bizantini in oro ed altre bellissime anfore». L’intenzione di Genuri è quella di scoprire e approfondire la conoscenza delle proprie radici: ci saranno anche altri 190mila euro che, con i lavori di scavo e restauro in atto, dal prossimo giugno, renderanno fruibile, per i visitatori, l’interessantissimo sito storico culturale del paese.

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