«Danno d’immagine al territorio, alla sua economia e al turismo». Il Consiglio comunale di Arbus ha dato mandato al sindaco, Paolo Salis, per promuovere un’azione legale per il video con le immagini del fiume Irvi che ha trascinato in mare le acque colorate di rosso dai veleni delle miniere. E se per il primo cittadino si tratta di «un atto dovuto per tutelare il Comune da un’eventuale richiesta di risarcimento del danno patito dagli operatori turistici della Costa Verde», per il capogruppo di minoranza, Michele Schirru, «le responsabilità vanno ricercate sui chi avrebbe causato la piena del fiume non certo da chi l’ha immortalata in un video».

La denuncia

Il clamore suscitato dai fatti del 31 marzo, che hanno ferito la spiaggia di Piscinas è stato al centro del Consiglio comunale con una mozione proposta dall’opposizione. Dopo un’analisi di quanto accaduto, gli animi si sono accessi al momento di dare mandato al sindaco sulle azioni da intraprendere in fatto di inquinamento e bonifiche.

Massima disponibilità della minoranza a rinunciare alla proposta di «una mobilitazione popolare se anche stavolta il problema fosse caduto nel dimenticatoio» ma nessun passo indietro sull’opposizione a conferire al sindaco l’incarico per avviare azioni legali. «L’inserimento nel dispositivo – dice Schirru – di un via libera alla denuncia di chi ha prodotto e divulgato il video, è stata una sorpresa. Non era previsto. Hanno cambiato il testo all’ultimo minuto. Impensabile ritenere responsabile chi divulga un fatto accaduto. Che colpa ne ha? È vero, questo è ciò che conta. Non si può continuare a nascondere i problemi».

Le disdette

Posizione opposta dai banchi della maggioranza. «A livello d’immagine, un diritto soggettivo – commenta Salis –, ne hanno risentito in particolare gli operatori turistici. Tanti turisti mi hanno chiamato per cancellare le prenotazioni a causa del mare inquinato, non solo a Piscinas ma su tutta la Costa Verde. Se ciascuno dovesse chiedere un risarcimento per il danno subito, sarebbe ingiusto se a pagare fossero le casse pubbliche». Per la maggioranza «un conto è produrre un video, altra cosa accompagnarlo sui social con informazioni faziose, distorte e false».

Santina Ravì

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