Una sola ferita alla gola da «oggetto tagliente atipico», cioè il collo di bottiglia usato come pugnale da Ismalilla Diouf Ndiaye durante la tragica lite di martedì notte. Un taglio che ha tranciato la carotide di Simone Naitana e ha portato il ventinovenne alla morte per dissanguamento nel giro di pochi minuti. L'autopsia eseguita ieri mattina dal medico legale Roberto Demontis non lascerebbe spazio a dubbi: è stato un solo fendente a uccidere il giovane di Monserrato, uno squarcio difficilmente compatibile con un ferimento fortuito nato durante la collutazione, come sostiene la difesa del quarantacinquenne senegalese.

IN CARCERE L'uomo, in carcere con l'accusa di omicidio, verrà interrogato oggi alle 10 in Tribunale dal Gip Roberto Cau, che dovrà decidere sulla convalida dell'arresto. Ieri nella caserma dei carabinieri di via Nuoro sono continuati gli interrogatori: i militari della Compagnia di Cagliari, coordinati dal capitano Paolo Floris, hanno sentito diversi testimoni (alcuni passanti e altre persone presenti all'interno della pizzeria di via Italia a Pirri, dove è avvenuto il delitto) che avrebbero confermato la ricostruzione fatta dagli inquirenti nelle prime ore successive alla tragedia.

LA DISCUSSIONE La lite tra Ndiaye e Naitana, arrivato nella pizzeria con il suocero e con una parente della sua convivente, sarebbe nata dopo la richiesta, con toni sgarbati, di una birra gratis ai titolari del locale in via Italia. A questo si sarebbe aggiunto anche un commento alla ragazza che stava insieme a Naitana. Ci sarebbero state tre fasi della rissa tra il senegalese (arrivato già ubriaco in pizzeria, secondo il racconto dei testimoni) e la vittima. Una prima parte dove i due hanno discusso animatamente ed è volato qualche schiaffo, iniziata dopo l'episodio della birra e alimentato da una frase detta in senegalese dal quarantacinquenne e interpretata dalla vittima come un'offesa. Sembrava tutto finito, invece no. Nel giro di pochi minuti, il secondo scontro tra i due: il giovane commerciante avrebbe usato un bastone di plastica, acquisito come prova dalla Procura. Poi il senegalese, dopo aver chiamato il 112 e aver parlato di un'aggressione, sarebbe tornato davanti alla pizzeria e durante questa terza fase del litigio sarebbe comparsa la bottiglia di vetro, spaccata sul muro e utilizzata come lama. L'autopsia ha fissato il decesso intorno alle 22.30, orario che potrebbe essere spostato anche prima, intorno alle 22.15.

LA DIFESA Ma il senegalese, interrogato poche ore dopo l'omicidio dal pm Marco Cocco (che sta coordinando le indagini insieme a Danilo Tronci), ha raccontato un'altra versione dei fatti. Il teorema su cui Alberto Fontana, avvocato di Ndiaye, basa la propria strategia difensiva, è più o meno questo: il quarantacinquenne si sarebbe difeso da un'aggressione. A conferma di questa tesi ci sarebbero alcune ferite riportate dall'uomo.

FORZA NUOVA Intanto, mentre cresce il rischio di spedizioni punitive contro la comunità senegalese (il problema è stato affrontato nell'ultima riunione del Comitato provinciale per l'ordine pubblico) per domani i militanti di Forza Nuova hanno programmato un sit-in «per dar voce alle legittime preoccupazioni dei cittadini e per chiedere interventi straordinari», in via Italia, di fronte al luogo del delitto. Oggi alle 16, nella chiesa del Redentore a Monserrato, i funerali di Naitana.

MICHELE RUFFI
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