Nell’Area Marina Protetta di Capo Testa-Punta Falcone si è verificata, negli ultimi anni, una sensibile proliferazione delle cernie (nome scientifico: Epinephelinae), pesce di grosse dimensioni e dalle carni piuttosto pregiate.

Dopo anni di pesca intensa, sia con le reti sia in immersione (circolano ancora piuttosto di frequente sul web foto in bianco e nero di sub con a fianco esemplari di cernie anche di notevoli dimensioni) che ne avevano visto un drastico ridimensionamento in quanto a presenza, si è verificata dunque una chiara inversione di tendenza, quantomeno in fondali, come quelli di un AMP, dove vigono più o meno ferree disposizioni di protezione.

Al ripopolamento è presumibile abbiano contribuito anche le ferree misure di protezione assunte dalla Francia, e nella fattispecie, nella dirimpettaia e vicina Corsica dove, in particolare nel mare di Lavezzi, vicinissimo all’AMP di Santa Teresa Gallura, da anni si registra un notevole ripopolamento.

A dare notizia dell’incremento numerico delle cernie, lo scorso 14 novembre, nell’ambito di un convegno organizzato proprio dall’Area Marina Protetta tersina, direttore della quale è il biologo marino, Yuri Donno, è stato il dr. Andrea Pala, collaboratore scientifico AMP.

La cernia «ultimamente sta diventando molto ma molto comune, specialmente nella zona BS speciale, che è fondamentale per l’ambiente, e apporta tantissimi benefici, per la quale, in futuro, dovranno essere fatti dei censimenti». Ma, ha aggiunto «come tutte le cose, bisogna tenerla sotto controllo, perché il sovrappopolamento di un animale può essere causa di estinzione o di riduzione della presenza di altri animali». Le dimensioni della cernia variano da 80 centimetri a 1 metro, fino anche a un metro e mezzo. Una caratteristica poi, della cernia, è il suo ermafroditismo, ovvero cambia sesso; prima è femmina poi, dopo i 10 anni di vita (se li raggiunge) diventa maschio. Anche il cappone, ha proseguito Pala, è molto comune nella zona di Capo Testa, «con tanti, tanti esemplari».

Un mare, dunque, che appare in buona se non ottima salute, così come per altre specie marine che lo popolano e per il coralligeno.

Dai rilievi effettuati, ha proseguito il dottor Pala, sono state localizzate 23 specie ittiche, non tantissime ma rappresentate, in buona parte, da specie target, ovvero di «fondamentale importanza per quello che riguarda l’ecosistema marino, che apportano un valore aggiunto in termini di biodiversità e di biomassa», dalla castagnola alla tenuta, alla donzella, al cappone appunto. E, altra cosa positiva, «è che di anno in anno, i numeri vanno ad aumentare».

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