Santa Teresa Gallura, prima di Natale i trapianti di posidonia oceanica in un fondale dell’Area Marina Protetta
L’incidenza sul degrado delle praterie di posidonia è significativamente legata anche agli ancoraggi, particolarmente estivi, che producono «buchi e solchi»Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Quello delle fanerogame marine è uno degli ecosistemi più trascurati nell’area euromediterranea e quasi il 7% delle praterie viene perso ogni anno a causa di pressioni come l’allevamento ittico, la pesca a strascico, l’ancoraggio, l’erosione costiera. Di questo fenomeno, che in particolare interessa la posidonia oceanica, non sono naturalmente esenti i mari italiani, nemmeno quelli delle aree marine protette come ad esempio quella di Capo Testa-Punta Falcone che, nel 2022 partecipò al progetto Artemis, progetto Interreg Euro-MED, recentemente finanziato, coordinato dalla Fondazione MEDSEA (con base a Cagliari) con l'obiettivo di integrare i benefici dei servizi ecosistemici nelle politiche e piani finanziari.
«Abbiamo individuato una zona di mare, presso La Marmorata, di circa 100 metri quadrati - afferma il direttore dell’Area Marina Protetta, Yuri Donno - nella quale la posidonia è praticamente assente». L’incidenza sul degrado delle praterie di posidonia è significativamente legata anche agli ancoraggi, particolarmente estivi, che producono «buchi e solchi; i buchi sono provocati dallo strappo della zolla da parte delle ancore; i solchi sono conseguenza del trascinamento delle stesse sul fondale, che produce una sorta di effetto aratro».
La conseguenza di ciò non è soltanto il fatto che venga a scomparire una pianta basilare dell’ecosistema marino dal punto di vista della flora e della fauna ma anche che, buchi e solchi - spiega sempre Yuri Donno - vengano subito colonizzati da quelle che vengono chiamate le specie pioniere, che spesso sono invasive e ormai anche frequentemente aliene. Un po’ come accade per l’orto che, dopo essere stato zappato, se non viene subito piantata la semenza e curato comincia a essere infestato da gramigne e altre piante ed erbacce. Così come sta già avvenendo nel Parco nazionale di La Maddalena, presso il quale Donno ha lavorato per anni ed è stato anche direttore, la piantumazione avverrà con i rizomi di posidonia recuperato nello stesso mare dell’AMP, che saranno ripiantati utilizzando gli interstizi di stuoie di cocco. Le operazioni inizieranno a breve, prima di Natale.