Eva Robin's a Cagliari: "Confesso che ho peccato"
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Ha scelto, dice Eva Robin's, «di essere una gender. La mia sessualità è sempre stato un valore aggiunto». Sorride. «Lo confesso: mi sono divertita molto».
Eva Robin's (all'anagrafe Roberto Maurizio Coatti), 58 anni, simbolo della trasgressione alla bolognese, torna questa sera alle 21 a Cagliari, al Teatro delle Saline (si replica domani), con "Delirio di una trans populista" per la rassegna "1 euro festival" di Akròama. «Uno spettacolo difficile che, però, sa fare anche ridere». Sotto la regia di Andrea Adriatico, Eva Robin's interpreta un testo del Nobel Elfriede Jelinek tratto dai discorsi del nazionalista austriaco Jorg Haider, leader omofobo dalla doppia vita che ha incarnato gli spiriti xenofobi d'Oltralpe.
Che cos'è questo "Delirio.."?
«Un delirio continuo, sempre attuale, ahimè, con cui dobbiamo fare i conti finché esisterà una certa destra».
La società continua a maltrattare i transessuali?
«Ci stiamo riscattando, finalmente. E questo anche grazie all'apertura delle unioni civili, in generale però resta sempre una forte discriminazione».
Eppure alcuni uomini desiderano i transessuali. Come lo spiega?
«Con il fatto che questa società non è fondata sul bisogno ma sul desiderio. Si arriva al transessuale per il gusto e poi ci si nasconde per il disgusto».
Con i politici mantiene sempre le distanze. Perché?
«I politici sono come i pannolini, vanno cambiati spesso».
Non la incuriosisce nessuno?
«Leggo i giornali e ascolto spesso i dibattiti, ma confesso che questa politica non fa altro che alimentare il mio cinismo».
Ha vissuto tante vite. È soddisfatta di quella attuale?
«Abbastanza. Se dovessi mai rinascere, vorrei rivivere tutto fino a questo punto».
Come vive la dualità Eva-Roberto?
«È un bel matrimonio».
Da "Otto donne e un mistero" a "Tutto su mia madre". Ora "Delirio di una trans populista". In scena si sente libera?
«Il cinema sfrutta le caratteristiche fisiche e ti abbandona, a teatro invece riesco a spaziare e, per fortuna, quando gli specchi non rendono più giustizia, la distanza ti solleva dal pensiero del primo piano».
Più teatro che cinema, quindi.
«Assolutamente sì. Con il teatro sono cresciuta ed è sul palcoscenico che sto veramente bene».
Eppure al cinema ha appena recitato accanto a Rocco Papaleo.
«È vero, "Tu mi nascondi qualcosa", una commedia degli equivoci. In generale però è difficile fare cinema di qualità, anche per questo preferisco il teatro».
Le manca la tv?
«Non tanto. L'ho fatta con autori veri, Antonio Ricci e Gianni Boncompagni, e l'ho fatta in grande stile. Era una televisione di qualità».
Mauro Madeddu