Quindici reperti da analizzare al microscopio, compresi gli abiti che la vittima indossava il giorno in cui fu ammazzata, in mezzo ai quali potrebbe essere nascosta la chiave per risolvere il giallo di via Milano. Il professor Ernesto D'Aloja ha iniziato lunedì la super-perizia sul nuovo materiale prelevato dall'appartamento di Antonietta Piredda, la vedova ritrovata morta in casa il primo maggio dello scorso anno col cranio fracassato da un pesante oggetto contundente.

RISULTATI FRA DUE MESI Un accertamento tecnico irripetibile che richiederà due mesi di tempo, durante i quali il medico legale nominato dalla Procura tenterà di individuare la più piccola traccia in grado di mettere gli inquirenti sulla pista dell'assassino. Ad affiancarlo sarà il professor Adriano Tagliabracci, nominato dall'avvocato Leonardi Filippi, legale dell'unica indagata dell'inchiesta, la moglie di un amico della vittima contro cui però - a parte un'impronta digitale repertata sulla sedia accanto al cadavere, spiegabile col fatto che la donna aveva frequentato quella casa - non esistono al momento indizi degni di questo nome.

NUOVE INDAGINI L'inchiesta dunque riparte praticamente da zero e proprio da quei reperti mai esaminati prima che la Scientifica ha portato via qualche settimana fa dal signorile appartamento di via Milano, che vengono presi in considerazione solo ora, a quasi tredici mesi dal delitto. Un elenco che riserva delle sorprese: oltre ad alcune tracce ematiche rilevate sul pomello di un cassetto del soggiorno, sul tappeto e sul pavimento dello studio in cui la Piredda venne uccisa (dalle quali sarà estratto il dna), al centro dei nuovi accertamenti ci sono infatti anche gli abiti che furono trovati addosso al cadavere.

GLI ABITI Quali? Un coprivestaglia di colore rosso e verde, un cardigan di lana beige, una vestaglia bianca, una sottoveste nera di pizzo, una maglietta intima e lo slip, entrambi neri. Così, dunque, era vestita Antonietta Piredda il primo maggio di un anno fa, quando aprì la porta al suo carnefice. Un abbigliamento che rafforza l'ipotesi, già presa in considerazione a causa dell'assenza di qualunque segno di scasso, che l'anziana conoscesse molto bene l'assassino, tanto da farlo entrare pur essendo in déshabillé. Le modalità dell'omicidio lasciano inoltre aperta la possibilità che su quegli abiti possano davvero nascondersi tracce importantissime. Il motivo? Antonietta Piredda fu aggredita, buttata a terra e poi colpita ripetutamente alla testa con un oggetto contundente, col suo assassino che quasi certamente la teneva ferma premendole con un ginocchio sullo sterno, punto in cui è stato riscontrato un vasto ematoma. Il che significa che ci fu un corpo a corpo, anche se breve, durante il quale un capello, del sudore o un frammento di pelle del killer, se non addirittura il suo sangue, potrebbero essere caduti sui vestiti della vittima.

GLI ALTRI REPERTI Ma i nuovi accertamenti non finiscono qui. Al professor D'Ajola toccherà infatti analizzare anche alcune tracce organiche rilevate sulle pantofole bianche della Piredda, una busta in cellophane con disegni a forma di giglio trovata su dei libri, delle forbicine in metallo, un pezzo di una tovaglia in plastica che era sotto il tavolo dello studio e una camicia country taglia xl lasciata tra una sedia e una poltrona, sempre nello studio. Fra due mesi le prime risposte.

MASSIMO LEDDA
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