Idroelettrico, la sentenza Taloro e il nodo italiano delle concessioni
Sarà proroga o bando? La guerra dell’acqua si prepara all’ombra delle decisioni del governo: la risorsa in questione è quella delle centrali idroelettriche, attualmente in concessione fino al 2029. La data proviene dal decreto Bersani (le cosiddette ‘’liberalizzazioni’’): «Le concessioni scadono al termine del trentesimo anno successivo al decreto».
Il Governo è davanti a un bivio, ma la strada più larga appare quella del rinnovo. Perché il tema dell’idroelettrico investe la transizione energetica e perché vale il 18% dei consumi nazionali. Inoltre rappresenta oltre il 40% delle rinnovabili installate, per una capacità di produzione di oltre 52mila GWh, più o meno l’equivalente di tutto l’eolico e fotovoltaico oggi in funzione.
In Sardegna gli invasi in concessione all’Enel sono quelli del Flumendosa/Bau Muggeris, Coghinas/Muzzone, Coghinas/Casteldoria, Taloro (Cucchinadorza, Benzone, Badu Ozzana)
Sul sistema Taloro, la Cassazione ha accolto a gennaio il ricorso della Regione contro il Tribunale Superiore delle Acque Pubbliche (TSAP), ritenendo legittimo il subentro di Enas nella gestione delle ‘’grandi derivazioni idroelettriche’’, secondo due leggi regionali del 2000 e del 2006.
Due leggi contestate da Enel, che al TSAP aveva presentato ricorso per annullare i decreti che davano attuazione alle due leggi. Ricorso però inammissibile, in assenza di revoca delle concessioni.
Il nodo di oggi, proroga o asta, riflette la storia recente dell’acqua in Sardegna. Nel 2013 il varo del Sistema Idrico Multisettoriale (che affida a Enas la gestione delle opere); nel 2014 la scadenza delle concessioni Enel decretata dalla Regione e il conseguente subentro di Enas. Enel ricorre ancora al TSAP che si pronuncia ‘’solo’’ sulla decorrenza dell’ingresso di Enas. Indefinibile per il Tribunale.
Seguirà un lungo botta e risposta (con la Regione perdente) fino al 2023, col Tribunale delle Acque che accoglie l’ennesimo ricorso di Enel. A quella sentenza si oppone in Cassazione la Giunta Solinas. E la Cassazione accoglie il ricorso.
Questo è il punto di ‘’ripartenza’’. La sentenza del Taloro quali scenari apre? La questione delle gare per le centrali idroelettriche è diversa da quella per le spiagge: si tratta di un provvedimento inserito nel PNRR e non di una direttiva (come la Bolkenstein). Per questo è in ballo la terza rata di PNRR: già rendicontata, oltre 8 miliardi a ottobre 2023.
Le Regioni con grandi derivazioni, la Lombardia su tutte, hanno già deliberato le gare per le concessioni scadute. Ma le società ‘’uscenti’’ hanno presentato ricorso.
Gli operatori chiedono che il Governo apra una trattativa con Bruxelles per rivedere la clausola sulle gare. Chiarissimo il neo Ministro per gli Affari Europei Tommaso Foti: «Le norme sulle concessioni ci penalizzano, sarebbe stato meglio non votare quattro anni fa la legge che ci ha portato dove siamo. Ora serve cercare una strada di difficile negoziazione con la Commissione europea».
Intanto l’Italia è l’unico Paese europeo dove è prevista la gara alla scadenza della concessione per i grandi impianti. Il rischio è quello di aprire l’idroelettrico nazionale agli operatori stranieri. Ecco perché il Governo pensa di allungare di 20 anni le attuali concessioni. Fino al Taloro? Ma a Enas o a Enel? Nel filmato, la sintesi della ‘’vertenza’’ Taloro. Sbloccata (ma quanto?) dalla sentenza della Cassazione del gennaio scorso.