Dossieraggi e banche dati, il ‘’barattolo di miele’’ degli spioni
Il caso dei dossieraggi e delle banche dati violate sta provocando un terremoto nel mondo politico e della finanza. Le operazioni dell’agenzia milanese Equalize sono al vaglio della magistratura, mentre si approfondiscono gli obiettivi dei committenti. Figurano grandi società, anche a partecipazione pubblica (come Eni, ma non indagata) e perfino il Vaticano e il Mossad, il servizio segreto israeliano.
L’inchiesta ripropone la questione della fragilità dei sistemi di sicurezza informatica. Chi sorveglia la protezione dei nostri dati? Che garanzie ci sono per i cittadini? Su questo è intervenuto a Radar, su Videolina, Francesco Paolo Micozzi avvocato cassazionista e docente di Informatica Giuridica al Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Perugia.
E’ uno dei maggiori esperti di diritto penale dell’informatica, protezione dei dati personali e diritto d’autore.
Secondo Micozzi la concentrazione delle informazioni diventa un ''barattolo di miele'', appetibile agli attaccanti.
Per quali motivi? «Tantissimi. Queste informazioni, anche fino a una semplice identità digitale, possono essere impiegate per commettere altri reati e interessano diversi tipi di criminali informatici»
Ad esempio? E’ sempre una questione di soldi o si punta a destabilizzare aziende e organizzazioni politiche?
«Ad esempio ci sono gli ‘’activisti’’, che organizzano manifestazioni on-line per questioni ideali. Ma certo i più diffusi sono quelli che agiscono per finalità economiche. Spesso ‘’esfiltrano’’ informazioni e poi chiedono un riscatto per non divulgarle».
Nicola Scano