Un'ex centrale elettrica diventata, nel 2000, museo. La Tate Modern compie 20 anni. Un'istituzione culturale pubblica dedicata al moderno e al contemporaneo che in due decenni ha saputo, oltre che raggiungere i 100 milioni di visitatori, anche cambiare volto al quartiere della Southbank, mostrando tutte le potenzialità collaterali di un grande progetto museale, che sono solo in parte legate all'arte, ma assumono soprattutto la veste di potenzialità sociali.

Come gran parte dei musei d'Europa, di cui è in qualche modo diventata capofila, oggi la Tate Modern è chiusa per l'emergenza coronavirus, ma l'apparente silenzio che la circonda in queste settimane continua a portare con sé il clamore di ciò che lì è successo, a partire dal 12 maggio del 2000, giorno della grande inaugurazione.

In un messaggio per l'anniversario, la direttrice Frances Morris ha scritto che "oggi le luci possono essere spente, le celebrazioni sospese, ma, come sempre, noi stiamo guardando avanti, per immaginare il futuro dell'arte, e del mondo".

E allora, in questa prospettiva di tempo dilatato, le immagini vanno alla proiezione di "The Clock" di Christian Marclay: un intero universo immaginifico nello spazio di 24 ore, seduti su divani bianchi all'interno di un museo, a quel punto già diventato grande come il mondo.

(Unioneonline/v.l.)
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