Alle 17.39, ora italiana, del 28 gennaio 1986, esattamente 35 anni fa, si compiva una delle più gravi tragedie dell'epopea spaziale americana: l'esplosione in volo, 73 secondi dopo il lancio, dello Space Shuttle "Challenger".

Un incidente trasmesso in diretta televisiva mondiale da molte emittenti, che costò la vita ai 7 astronauti dell'equipaggio della missione Sts-51: il comandante Dick Scobee, il pilota Michael John Smith e gli specialisti di missione Judith Resnik, Ellison Onizuka, Ronald McNair, Gregory Jarvis e, soprattutto, Christa McAuliffe, astronauta non professionista, vincitrice di un concorso per insegnanti indetto dalla Nasa: avrebbe dovuto tenere due lezioni dallo Spazio agli studenti americani.

La tragedia era, purtroppo, annunciata: successive indagini sulle cause dell'incidente hanno infatti dimostrato che il "Challenger" si è disintegrato in volo a causa di un cedimento strutturale per un problema a una guarnizione di giuntura del booster laterale di destra, danneggiata dal ghiaccio e dalle insolite temperature rigide che si erano abbattute sulla Florida nei giorni precedenti al lancio, rinviato più volte per diversi motivi.

I tecnici dell'azienda che costruiva i razzi erano al corrente del potenziale problema alle basse temperature e avevano avvertito la Nasa di non lanciare con quel freddo, ma l'ente spaziale americano, forse per non accumulare altro ritardo, decise di non rimandare ulteriorimente il volo.

(Unioneonline/v.l.)
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