"Chi ha vissuto questo momento penitenziale di ristrettezza nel senso liturgico di purificazione dal nostro egoismo, è perché è stato chiamato a porre al primo posto la tutela della salute non solo personale ma anche quella degli altri, una delle cose più significative, espressione di amore che i Santi Martiri Turritani ci insegnano". È una riflessione lunga e composta sulla emergenza sanitaria quella dell'arcivescovo di Sassari, monsignor Gian Franco Saba, che nella basilica di San Gavino ha presieduto il Pontificale della Festha Manna dei Martiri Turritani, davanti ai sindaci della provincia di Sassari e le autorità civili e militari.

Una messa significativa celebrata alla presenza del capitolo dei sacerdoti della diocesi. Due processioni annullate per una cerimonia ridimensionata dall'emergenza Covid-19. "Ma la paura di questo periodo si vince con lo spirito dell'amore, lo stesso amore che ci hanno trasmesso i Santi Gavino, Proto e Gianuario - ha aggiunto l'arcivescovo - forse ci siamo trovati con le porte chiuse del nostro cuore e della nostra intelligenza per timore della donazione piena, ma in queste porte chiuse ci sono i profeti di sventura, coloro che anziché seminare speranza, gioia, forza e fiducia, generano solo paura. La fede, invece, non ha paura perché è coraggiosa, contagiosa e attrattiva per se stessa".

Nelle parole del prelato anche un passaggio sulle bonifiche "del cuore" intese come risanamento ambientale del territorio. "Il signore ci conceda di bonificare i nostri cuori e le nostre menti con azioni dello spirito - ha detto l'arcivescovo - usare la parola bonificare a Porto Torres è molto significativa perché possiamo rilanciare tutte le energie di cuore, di mente, di speranza e di carità perché fluiscano nelle membra di tutti".

Il rito semplificato ha dato spazio allo scambio dei doni da parte delle associazioni culturali e al rito delle chiavi davanti a Sean Wheeler e Gian Vittorio Campus, sindaci di Porto Torres e Sassari. Una cerimonia simbolica celebrata con la riconsegna delle chiavi della basilica al parroco don Mario Tanca. Il passaggio delle chiavi fra la municipalità sassarese, che in passato aveva la cura dell'intero complesso religioso, e il parroco della basilica, è un rito che risale a diversi secoli fa, quando la consegna delle chiavi all'autorità cittadina e l'immediata riconsegna era segno del riconoscimento della buona conservazione e della cura del complesso religioso.
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