In mutande e in maglietta, al massimo una camicia per i videocollegamenti con i colleghi, rinchiusi in una stanza di casa durante il lockdown o al mare adesso: l’importante è produrre quando viene richiesto dalla società o dall’ente per cui si lavora.

Il telelavoro ha portato risparmi di tempo e di denaro a chi lo fa, ma anche un servizio non sempre all’altezza di quello reso in ufficio soprattutto nel settore del pubblico impiego. Soprattutto, viola una delle regole auree dell’economia: il denaro deve girare, altrimenti si va in recessione. Quel denaro, però, frequenta assai meno bar e ristoranti nelle zone di Cagliari (come altrove) in cui ci sono uffici, soprattutto pubblici.

Alla Regione è in telelavoro circa il 90 per cento dei dipendenti, cifre alte anche al Comune, in molti altri servizi e anche nel settore privato. A risentirne sono proprio i pubblici esercizi, che di fatto hanno perso la clientela: i lavoratori stanno a casa, bar e ristoranti non lavorano. Molti dipendenti sono in cassa integrazione, ma spesso neanche così i conti tornano e c’è chi soccombe.
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