Washington. Per la Casa Bianca sta soffiando il vento dell'ottimismo sui colloqui per la pace in Ucraina. «Siamo molto vicini a un accordo, stiamo facendo progressi», ha proclamato Donald Trump, mentre Volodymyr Zelensky ha annunciato ai Volenterosi di essere «pronto ad andare avanti» con il Piano del presidente Usa, ormai emendato dai punti più irricevibili per Kiev.
Fronti diversi
Tuttavia l’ottimismo sembra arrivare solo da ovest. Perché la Russia preferisce non commentare le indiscrezioni, quando una sua delegazione è ancora impegnata nei colloqui di Abu Dhabi con un team statunitense guidato dal segretario dell'Esercito americano Dan Driscoll. E tramite il suo ministro degli Esteri, Serghei Lavrov, Mosca insiste nel voler congelare le posizioni su quanto espresso nel lontano vertice di Anchorage, in Alaska, dove Trump aveva incontrato Vladimir Putin. La stretta sull’accordo di pace, in ogni caso, non sta fermando la guerra. La Russia continua a bombardare tutta l'Ucraina, compresa la capitale Kiev, dove almeno sette persone sono rimaste uccise negli ultimi raid sulla città.
Tavolo aperto
Secondo il tenente colonnello dell'Esercito statunitense. Jeff Tolbert, portavoce di Driscoll, gli incontri russo-americani negli Emirati «stanno procedendo bene». Ma nessun dettaglio è emerso sull'esatta natura dei negoziati, così come sui componenti della delegazione di Mosca che, a sentire Lavrov, è «abituata a lavorare in modo professionale». Vale a dire «senza divulgare né permettere fughe di notizie prima di raggiungere un accordo definitivo». Una frecciatina alle controparti occidentali che negli ultimi giorni hanno visto un susseguirsi di voci, indiscrezioni e bozze passate ai media, a cominciare dal Piano di pace “made in Usa” in ventotto punti. Un testo poi ridotto a diciannove dopo i colloqui di Ginevra tra Washington e Kiev e discusso anche al G20 in Sudafrica.
Le posizioni
Stando alle ultime indiscrezioni, sembra che ad Abu Dhabi sia giunto anche il capo dell'intelligence militare dell'Ucraina, Kyrylo Budanov, con l’obiettivo di incontrare Driscoll. Esperto di operazioni di sabotaggio e attentati contro la Russia, Budanov è per questo uno degli uomini più odiati da Mosca. Dal fronte di Kiev, il capo dell'ufficio presidenziale Andriy Yermak ha spiegato che Zelensky è pronto a incontrare Trump il prima possibile. «L'Ucraina, dopo Ginevra, sostiene l'essenza del quadro». Ma «alcune delle questioni più delicate restano punti di discussione tra i presidenti». Sembra quasi che la situazione si sia ribaltata: dopo il gelo iniziale su una proposta che più che di pace sapeva di resa, ora è Kiev a voler accelerare sull'intesa, spingendo per un colloquio con il tycoon entro novembre. Per contro, gli americani danno l’impressione di voler prendere tempo, forse nel timore che le reazioni di Putin possano rendere incidentato il percorso diplomatico.
Posizioni coperte
A questo punto della trattativa, la grande incognita è proprio la Russia. Sempre secondo Lavrov, il piano modificato deve in ogni caso riflettere «lo spirito e la lettera» dell'intesa raggiunta tra Putin e Trump ad Anchorage. Altrimenti, «la situazione (per Mosca) sarebbe fondamentalmente diversa». Anche in Europa non si canta vittoria: per il premier britannico Keir Starmer «c'è ancora molta strada da fare, il cammino da percorrere è difficile». Il presidente francese Emmanuel Macron ha ribadito la necessità di «una pace che non sia una capitolazione per l'Ucraina». Nel frattempo, nella riunione dei Volenterosi, co-presieduta dai due leader, è emersa ancora la necessità di una forza militare «di rassicurazione», così definita da Zelensky, a garanzia della pace. La sicurezza, con l’esclusione di un nuovo attacco russo in futuro, è considerata «una componente fondamentale» di qualsiasi accordo.
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