Milano. I tre esperti nominati dalla Corte d’Assise d’appello confermano la perizia del primo processo: nel luglio di tre anni fa, quando lasciò morire di stenti la figlia Diana di meno di un anno e mezzo, lasciandola sola in casa per sei giorni, Alessia Pifferi era pienamente capace di intendere e volere. Il 24 settembre si terrà in aula la discussione degli esperti sull’esito degli accertamenti, il 22 ottobre il processo d’appello potrebbe arrivare a sentenza. Col riconoscimento dell’assenza di infermità mentale Pifferi rischia la conferma dell’ergastolo, se non le saranno concesse attenuanti. «La mia mente si era disconnessa», ha provato a spiegare lei ai periti, ma quella «presunta disconnessione» non configura alcun vizio di mente. La donna, secondo la perizia, era in grado di «pianificare le azioni, di prevedere rapporti causa-effetto». Era consapevole e comprendeva le «potenziali conseguenze dell'abbandono della bambina» e, dunque, le sofferenze che avrebbe patito..
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