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Pd, Comandini si commuove e avvia la svolta 

Ultimo discorso da segretario: «Il partito è unito, avanti così» 

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Non ha trattenuto qualche lacrima, ma non gli è dispiaciuto più di tanto: «È vero, alla fine della relazione mi sono commosso», conferma Piero Comandini poco dopo la chiusura della direzione regionale del Pd, in cui ha proposto la sua ultima relazione da segretario. Venerdì 19, a Tramatza, l’assemblea del partito eleggerà al suo posto il deputato Silvio Lai, già alla guida dei democratici sardi dal 2009 al 2014. Ancor più commosso, il leader uscente (che resta presidente del Consiglio regionale, e lascia la guida dei Dem proprio per porre fine al doppio incarico), per quei lunghi minuti di applausi che hanno salutato il suo discorso: non erano così scontati, o perlomeno non erano facili da prevedere due anni e mezzo fa, quando Comandini divenne segretario battendo per un pugno di voti Giuseppe Meloni alle primarie.

Dopo le primarie

Quel voto fotografava un elettorato interno diviso a metà. Poteva essere l’inizio dell’ennesima stagione di faide interne (cui il Pd sardo è sempre stato incline). Ieri invece, alla riunione di Oristano, i vecchi compagni abitualmente litigiosi si sono guardati in faccia potendosi dire che «da quando faccio parte del Pd non l’ho mai visto così unito», come ha osservato lo stesso Meloni nel suo intervento: a sua volta celebrato da molti applausi poiché anche lui, che dopo la sconfitta di misura fu eletto presidente del partito, venerdì prossimo passerà la mano.

Nei tredici interventi del dibattito, durato quasi tre ore, il compiacimento dell’unità è stato ricorrente. Se di recente il segretario aveva utilizzato il pulpito del partito per lanciare frecciate alla Giunta Todde, stavolta le perplessità sull’azione di governo sono rimaste decisamente in secondo piano. «Nel ribadire il sostegno alla presidente», ha detto Comandini nella relazione, «vogliamo confermare e rafforzare l’alleanza di governo del Campo largo che ha registrato i successi elettorali alla Regione e nelle principali città sarde. Accompagnare e supportare con ogni sforzo l’azione di governo resta uno dei nostri compiti principali».

L’accento semmai è caduto sulla necessità di ripensare l’organizzazione del partito, con attenzione a «tutte le comunità in cui sarà possibile aprire circoli e nuove forme di presenza organizzata», ha aggiunto l’uscente. E Lai, in attesa dell’investitura ufficiale, ha di fatto raccolto il testimone, nell’intervento che ha chiuso il dibattito. «C’è voglia di unità», ha sottolineato anche il segretario in pectore, che ha già concesso un’apertura agli ex dem che erano andati via per sostenere Renato Soru alle ultime Regionali, pur ribadendo il totale sostegno del partito a Todde. Ma dovrà essere un sostegno sempre più energico, soprattutto su alcuni temi, a partire dalla sanità.

La presidente

Proprio sulla sanità, per altro, la stessa Alessandra Todde ieri ha voluto rivendicare, con una lunga nota, quanto fatto nei primi diciassette mesi di governo: «Sappiamo che i problemi sono tanti», ha scritto la governatrice, «ma passo dopo passo la sanità sarda sta cambiando. Non con slogan ma con tanta fatica e i fatti». Per la precisione, un elenco di 19 “fatti” (dalle novità sul Cup a quelle sul registro tumori, fino al lavoro sul nuovo Ospedale per i bambini) che, afferma Todde, contrastano il «disfattismo» di chi ritiene che sui problemi della salute non si stia facendo alcunché. Anche di questo, è facile prevedere, la presidente discuterà a breve col nuovo vertice del Pd.

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