Il delitto

Incastrato dal Dna il presunto killer di Marco Mameli 

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Mascherati da conigli e polpi. Erano arrivati a Bari Sardo in quattro, a bordo di un taxi, per la festa di carnevale. Uno di loro è in carcere accusato di omicidio. Giampaolo Migali, 28 anni, di Girasole, è stato arrestato ieri mattina. Si era assunto da subito la responsabilità del ferimento di Andrea Contu presentandosi in commissariato ma negando ogni coinvolgimento nell’omicidio. Sull’arma del delitto gli esperti dei Ris hanno ritrovato tracce di Dna riconducibili a Marco Mameli e Andrea Contu, il ragazzo di Ilbono ferito. Marco Mameli è morto per difenderlo. Migali e Contu avevano iniziato a litigare in un locale. Lite sedata e poi ripresa in via Santa Cecilia. «A me non è sembrata una rissa, vedevo solo Migali picchiare», dirà uno dei testimoni.

Osservati

Attraverso le immagini dei diversi impianti di videosorveglianza gli inquirenti hanno ricostruito passo dopo passo i movimenti del gruppo. Marco entra in scena alle 23 e 4 minuti. Gli audio filtrati e ripuliti riferiscono di una tragica sequenza: ti occio!, ti occio!, ti occio!. (ti uccido). Non è chiaro chi sia a dirlo e a chi sia rivolto. Poco dopo tre grida attraversano la musica: No!, No! No!., È il momento in cui Marco è stato ucciso. La versione di Migali, che diceva di aver ferito Contu e di non ricordare con precisione quanto avvenuto nel vicolo non aveva da subito convinto gli inquirenti. Il giorno successivo il delitto, il barista metteva la propria sim in diversi dispositivi mobili, in modo da eludere l’attività degli inquirenti. Una freddezza sottolineata dal gip Nicole Serra nell’ordinanza di custodia cautelare. I ragazzi che erano con lui hanno incontrato diverse volte la famiglia Mameli. Hanno raccontato loro come si muore a vent’anni, trafitti per tre volte, sul selciato di un vicolo, mentre la gente balla.

Mosaico

Ogni parola è servita agli inquirenti in ascolto a ricostruire il mosaico del delitto. Frasi come: il coltello di noi ce l’aveva solo lui, oppure l’unico col coltello in mano è Migali. Un serramanico con impugnatura nera e finitura in ottone e acciaio. Sulla lama il disegno di un volatile. Tredici centimetri. In un altro colloquio viene chiarito il concetto riconoscendo l’arma ritrovata dalla polizia. Ma senza nessuna remora lo avevano già detto agli inquirenti. L’arma era stata usato il giorno prima, a Porto Frailis, per aprire una “braghetta” nei vestiti di carnevale. Perfino polpi e conigli hanno bisogno di fare pipì.

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