Regione

M5S, si rischia la fuga dei veterani 

Preoccupazione e tensioni nell’Isola dopo le nuove regole sul terzo mandato 

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Qualcuno pronto a beneficiare della decadenza di Alessandra Todde ci sarebbe. Sono gli esponenti storici del suo partito, il M5S, ma solo se il conseguente scioglimento dell’Assemblea sarda arrivasse prima del 30 settembre 2026. Parliamo dei quattro consiglieri rieletti – Desirè Manca, Alessandro Solinas, Roberto Li Gioi e Michele Ciusa - e oggi alle prese con il nuovo codice etico del Movimento che – va detto – apre al terzo mandato, ma non nello stesso livello istituzionale. La normativa prevede deroghe, che però possono essere concesse in misura molto ridotta, comunque non tale da accontentare tutti e quattro. Ovviamente il problema non si porrebbe se la legislatura terminasse prima della metà del suo compimento. Infatti, sempre secondo il codice, meno di due anni e mezzo non fanno un mandato.

Il codice

Le modifiche apportate al Codice etico e allo Statuto nazionale del M5S - comprese quelle sul numero massimo di mandati - sono state votate nei giorni scorsi da oltre il cinquanta per cento degli iscritti. Cosa c’entra la decadenza? Lo scioglimento dell’Assemblea prima del 30 settembre del prossimo anno “salverebbe” chi si trova già al secondo mandato (e dovrebbe auspicare una difficile deroga per il terzo) - è il caso di Solinas, Li Gioi e Ciusa - o di chi addirittura – come l’assessora al Lavoro Desirè Manca - sta ricoprendo il terzo (considerando il primo da consigliera comunale a Sassari, ovvero in un centro con più di quindicimila abitanti).

Le regole

La regola è questa: non è possibile proporre la propria candidatura alla carica elettiva di consigliere regionale, parlamentare, europarlamentare, consigliere di città metropolitana e di comuni con più di 15mila abitanti dopo aver portato a termine due mandati consecutivi nell’ambito dello stesso livello istituzionale; e in ogni caso non è possibile proporre la propria candidatura una volta espletati complessivamente tre mandati. Esiste comunque una scappatoia: il presidente del M5S potrà sottoporre al voto dell’Assemblea del Movimento le candidature di iscritti che abbiano superato questi limiti, ma nel limite massimo del 5% del totale delle candidature M5S previste per quella specifica elezione. A cosa equivale questa ridottissima percentuale? I primi calcoli portano a ipotizzare una concessione alla Sardegna per il Parlamento, e tre per il Consiglio regionale.

I nomi

Nell’Assemblea sarda ballano i nomi dei quattro rieletti: il capogruppo Ciusa, i presidenti di commissione Li Gioi e Solinas - tutti al secondo mandato di fila - e Desirè Manca: per lei sarebbe il terzo mandato considerando il Comune di Sassari. Per correre di nuovo per il Consiglio regionale dovrebbero ottenere una deroga, ma quelle disponibili sono solo tre. Nella caccia alle deroghe entrerebbe anche il senatore Ettore Licheri, qualora volesse ritornare in Parlamento per una terza volta, ma anche la senatrice Sabrina Licheri, già sindaca di Assemini, che al prossimo giro potrebbe puntare al Consiglio regionale. A occhio, la situazione più difficile sembra quella di Manca: se l’assessora volesse approdare a Roma, per esempio, dovrebbe chiedere una deroga, ma è abbastanza prevedibile che dell’unica a disposizione della Sardegna per il Parlamento possa usufruire lo stesso Ettore Licheri.

Ovviamente, il rischio diretto di questa battaglia è l’implosione del Movimento nell’Isola. E non è sbagliato ipotizzare una tendenza all’esodo: chi si vedrà rifiutare la candidatura, potrebbe decidere di accettare quella di altri partiti del Campo largo.

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