I disagi.

Le aziende in ostaggio: serve un’altra strada 

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Aziende in ostaggio dei rapinatori. Ieri, dalla notte alla mattina, le attività della zona industriale di Prato Sardo hanno ricevuto l’ennesima stangata. La perdita economica sembra essere il minore dei problemi davanti a una situazione gravissima, già segnalata dagli operatori per rifiuti pericolosi e auto rubate abbandonate, mancanza di illuminazione e assenza di controlli anche dopo la rapina all’Arst, neanche un mese fa. Ieri bloccate le consegne per prodotti alimentari, molte edicole della provincia non hanno ricevuto i quotidiani, fermi bus e stazioni di ricarica per veicoli elettrici. «Abbiamo perso due corse: alle 4 per Olbia e alle 6 per Orune - dice Gabriele Deplano di Deplano bus -. Per quella delle 8 ci hanno fatto passare. Anche l’Arst ha perso le corse. I clienti sono rimasti a piedi e quelli per Olbia hanno perso l’aereo. Prato Sardo deve essere riconosciuto come il quartiere produttivo della città. Serve un’altra strada». Ignazio Sechi di Fensek non ha potuto consegnare pane e paste: «Un grosso danno a carico dell’attività». Così anche Arborea. «Quando si ha un ingresso solo questo è ciò che accade. Già nel 2007 con l’incendio ci eravamo spaventati tanto. Purtroppo Prato non è mai stata considerata Nuoro. Chi resta qui è un eroe», dice l’imprenditore Peppe Mattu. «Se si blocca Prato si bloccano anche i servizi alla città - dice Marina Mastio della Mastio srl -. Prato Sardo non è una città a parte, ma uno dei motori che di fatto offre buona parte dei servizi essenziali».

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