L’orrore non è solo a Gaza. Per un massacro che sembra finalmente interrompersi, ce ne sono tanti altri in tutto il mondo, spesso ignorati. È il caso del Congo: ne ha parlato ieri a Cagliari Denis Mukwege, medico premiato nel 2018 col Nobel per la Pace per l’impegno per le donne vittime di stupro nella Repubblica democratica congolese.
Mukwege è intervenuto nella basilica di Bonaria alla veglia di preghiera per la pace (molto partecipata) voluta dalla Diocesi di Cagliari e presieduta dall’arcivescovo Giuseppe Baturi. «La zona in cui vivo è dimenticata dal mondo, ma il mondo non può restare cieco e passivo davanti alla sofferenza del popolo congolese», ha detto riferendosi all’annoso conflitto col Ruanda. Una situazione di «crisi umanitaria, politica, sociale, che fa sprofondare la popolazione nel pericolo e nella miseria. È a rischio l’esistenza stessa della nazione. I cittadini muoiono come mosche a colpi di ascia o machete». E di fronte a palesi violazioni dei diritti umani e delle risoluzioni Onu, «la reazione della comunità internazionale è stata timida».
«Non è una fatalità – ha detto monsignor Baturi durante la veglia – né possiamo abituarci, anche solo col linguaggio, a giustificare la guerra. Non si può restare indifferenti di fronte a tanto male».
RIPRODUZIONE RISERVATA
Questo contenuto è riservato agli utenti abbonati
Per continuare a leggere abbonati o effettua l'accesso se sei già abbonato.
• Accedi agli articoli premium
• Sfoglia il quotidiano da tutti i dispositivi